Sono 300 mila i pazienti reumatici in Italia, 5 mila invece le diagnosi annuali. Sono i dati pubblicati da AbbVie in occasione dell’incontro tenutosi in Senato alla presenza tra gli altri del Medical Director della casa farmaceutica Annalisa Iezzi, del presidente dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (Anmar) Silvia Toniolo e del professore associato di Reumatologia presso l’Università politecnica delle Marche Fausto Salaffi. Dall’artrite reumatoide non è possibile guarire. Manca una diagnosi precoce, e solo il 18% dei pazienti ha certezza di essere un malato reumatico entro i primi tre mesi dalla comparsa di dolore alle articolazioni, rigidità, perdita di funzionalità e gonfiore. Tuttavia, i progressi compiuti sul campo del trattamento farmacologico consentono di raggiungere la remissione clinica dalla patologia, ovvero la scomparsa definitiva - o quasi - dei sintomi. A questo proposito, Salaffi ha dichiarato: “Sono 3 gli elementi che hanno contribuito a migliorare l’approccio al trattamento della patologia. Una diagnosi precoce effettuata entro 12 - 16 settimane dall’esordio dei sintomi, strumenti e metodiche per la remissione e lo spegnimento dei sintomi. Infine, l’arricchimento del bagaglio terapeutico del reumatologo. Oggi abbiamo a disposizione farmaci come i Jak inibitori che consentono un controllo ottimale della malattia”. Una missione condivisa da AbbVie e dagli oltre 400 centri di ricerca che puntano, oltre a migliorare la qualità della vita dei pazienti, anche a ridurre l’impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale. “Oggi si pensa che l’artrite sia una malattia legata all’età avanzata come l’osteoporosi – ha sostenuto Toniolo - . Abbiamo però terapie che possono migliorare la condizione di vita”. L’artrite reumatoide grava sul singolo paziente per 12 mila euro l’anno, con una spesa annua complessiva di 2 miliardi di euro. Di questi, 931 mln rappresentano i costi diretti sostenuto dal Ssn (45%), mentre 900 mln sono i costi indiretti derivati da produttività o prestazione previdenziale del paziente impossibilitato a lavorare. Se infatti il malato reumatoide può perdere circa 72 ore di lavoro al mese – il caregiver può perderne fino a 25, con una impatto economico negativo rispettivamente di 12 mila e 450 euro l’anno. “Oltre ai costi diretti e indiretti c’è poi un sommerso del 70% che nessuno considera. Remissione vuol dire non guarigione ma stabilizzazione della malattia e non creare disagio al costo sociale”, ha ricordato Toniolo. In AbbVie sono inoltre certi che il percorso da intraprendere sia quello della sensibilizzazione. “L’artrite può essere totalmente invalidante, ma il nostro obiettivo è sensibilizzare sul fatto che la remissione è possibile come lo è il miglioramento della qualità della vita – ha detto Iezzi - . AbbVie può contare oltre che sui propri centri di ricerca anche sui studi clinici attivi in immunologia. La realtà italiana è un’eccellenza che può puntare a migliorare la vita dei pazienti”. All’incontro del 13 giugno è stata lanciata la campagna “Complete The Picture – Non accontentarti di una vita a metà: parla con il tuo reumatologo”, pensata per sensibilizzare e informare sulla artrite reumatoide e sulla gestione quotidiana della patologia anche grazie ai consigli di nutrizionisti, fisiatri e psicologi consultabili sul sito missioneremissione.it.