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Anti-diabete dimagrante rallenta Parkinson, Burioni: "Molto incoraggiante"

Speranze dalla lixisenatide, il virologo: "Se dati saranno confermati sarebbe prima terapia in grado di interrompere la progressione della malattia"

Roberto Burioni - Fotogramma
Roberto Burioni - Fotogramma
05 aprile 2024 | 11.50
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E' "appena uscito su Nejm" uno studio secondo cui "un farmaco" anti-diabete "della famiglia della semaglutide (quello 'per dimagrire', l'Ozempic) sembra essere utile nel morbo di Parkinson, quando non abbiamo farmaci efficaci nel rallentare la progressione". Si tratta di "dati preliminari", su "pochi pazienti" e di "fase 2, ma molto incoraggianti. Per fare capire bene l'importanza, al momento non abbiamo sostanzialmente farmaci in grado di interrompere la progressione della malattia. Questo sarebbe - se i dati fossero confermati - il primo". Lo sottolinea sui social Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, postando il lavoro pubblicato sul 'New England Journal of Medicine'.

Nel trial, coordinato da Mathieu Anheim dell'ospedale universitario di Strasburgo in Francia, è stato valutato l'effetto della lixisenatide - un principio attivo appartenente alla classe degli analoghi dell'ormone Glp-1, gli antidiabetici a effetto dimagrante - sulla progressione della disabilità motoria in pazienti con Parkinson diagnosticato meno di 3 anni prima, che stavano assumendo terapie per controllare i sintomi della malattia e non avevano ancora complicazioni motorie. Sono stati arruolati 156 partecipanti, assegnati casualmente al trattamento con lixisenatide (78 pazienti) o a placebo (78). Né li autori né i pazienti sapevano chi era stato assegnato a uno o all'altro gruppo.

"Nei partecipanti con malattia di Parkinson in fase iniziale - si legge nelle conclusioni dello studio - la terapia con lixisenatide, rispetto a placebo, ha comportato una minore progressione della disabilità motoria rispetto al placebo, ma è stata associata a effetti collaterali gastrointestinali. Sono necessari studi più lunghi e più ampi - precisano gli scienziati - per determinare gli effetti e la sicurezza della lixisenatide nelle persone con Parkinson".

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