Il presidente del Consiglio incontra il premier libico: "L’Italia continuerà a fare la sua parte ma serve un’azione dell’Ue determinata e rapida"
"Ritengo sia un dovere morale, ma anche interesse libico, assicurare il pieno rispetto dei diritti di rifugiati e migranti". Il premier Mario Draghi lo dice con chiarezza, a margine dell'incontro con il primo ministro del governo di unità nazionale libico Abdul Hamid Dbeibah, sbarcato a Roma con una vasta delegazione al seguito. Le foto di cadaveri di donne e bambini abbandonati sulla spiaggia di Zuwara, in Libia, uno dei punti di partenza delle traversate nel Mediterraneo, bruciano ancora, continuano ad infiammare i social e a rimbalzare in rete. Il dossier migranti è uno dei più scottanti sulla scrivania del premier, dai pesanti risvolti interni per un governo variegato come il suo.
Con Dbeibah il presidente del Consiglio ha trattato la questione migranti a 360 gradi, affrontando il tema del controllo delle frontiere libiche, anche meridionali - vera e propria spina nel fianco - il contrasto al traffico di esseri umani, l’assistenza ai rifugiati, i corridoi umanitari, e lo sviluppo delle comunità rurali. "L’Italia - ha messo in chiaro Draghi - intende continuare a finanziare i rimpatri volontari assistiti e le evacuazioni umanitarie dalla Libia". Ma l'Europa, dice con altrettanta trasparenza il presidente del Consiglio, deve fare la sua parte, senza lasciare l'Italia sola a fronteggiare l'emergenza.
Draghi vuole imprimere un cambio di passo, consapevole del rinsaldato rapporto con la Francia di Emmanuel Macron - stasera Dbeibah arriverà a Parigi, Italia e Francia stavolta sembrano schierate dalla stessa parte - ma anche da segnali positivi che arrivano dall'Europa. La settimana scorsa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato in missione congiunta in Libia con il Commissario Ue per il Vicinato e l'Allargamento, Olivér Várhelyi, e oggi Draghi in conferenza stampa ha rimarcato come, sulla complessa opera di riconciliazione nazionale libica, sia convinto che "altri Paesi europei saranno parte di questo sforzo, tanto che nell'ultima riunione del Consiglio Europeo ho chiesto che il punto specifico della migrazione fosse all'ordine del giorno del prossimo Consiglio. Sarà anche un modo per strutturare il sostegno alla Libia nell'opera di ricostruzione del Paese".
Passa da qui, l'impegno del nostro Paese per un accordo quadro sulle migrazioni, con una politica coordinata a livello europeo, obiettivo che, per quanto complesso da centrare, Draghi tenterà di mettere a segno già nel Consiglio europeo di fine giugno. Sui migranti "l’Italia continuerà a fare la sua parte - assicura l'ex numero uno della Bce nel corso delle dichiarazioni alla stampa con il primo ministro libico - in termini di risorse e capacità formative, ma serve un’azione dell’Unione Europea determinata e rapida".
L'Italia continuerà a salvare vite umane, ma l'Europa deve fare la sua parte, anche riprendendo in mano il meccanismo della ridistribuzione dei migranti, un meccanismo che sembra essersi inceppato con il sopraggiungere dell'emergenza Covid. Ora che la corsa dei vaccini ha accelerato e i contagi sono precipitati in tutta Europa, è arrivato il momento di tornare ad occuparsi di un tema che promette di infiammare presto, prestissimo, il dibattito pubblico.
E in questo quadro il dossier libico appare decisivo e i segnali arrivati dall'Europa, assicurano dalla Farnesina, positivi, "un cambio di passo è nell'aria". Potrebbe passare anche da risorse finanziarie e sostegno al governo ad interim in cambio di un più efficace controllo delle partenze, un giro di vite sugli arrivi dalla frontiera meridionale, quella da cui ogni giorno migliaia di migranti rischiano la vita muovendo i passi dal Sahel. L'Italia potrebbe avere un ruolo decisivo in questa partita, e non è un caso che c'è chi ricorda che la prima missione all'estero di Draghi premier, il 6 aprile, fu proprio in Libia. L'idea di fondo potrebbe essere quella di un accordo quadro sulle migrazioni simile a quello con la Turchia sulla rotta est. Pragmatismo, ma senza mai ammainare la bandiera dei diritti dei migranti e dei rifugiati.