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M5S, la rivolta degli ortodossi

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29 ottobre 2018 | 17.09
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Tap, Tav, condono, dl sicurezza. Le spine nel fianco di Luigi Di Maio cominciano a diventare troppe. E così il leader del Movimento 5 Stelle indossa l''elmetto' e prova a serrare le file del M5S facendo appello all'unità e ricorrendo alla metafora militare della testuggine romana. "Dobbiamo essere compatti. Molto compatti", scrive sul Blog il vicepremier. "Oggi - ammonisce - nel nostro esercito alcuni stanno dando segni di cedimento e visto che tra di noi siamo in famiglia è bene che queste cose ce le diciamo. Questi cedimenti non ce li possiamo permettere".

Il riferimento, neanche troppo velato, è soprattutto alla guerra di posizionamento in corso a Palazzo Madama sul dl sicurezza. "Ogni singolo problema va affrontato e anche le sensibilità di ognuno hanno un grande valore, ma mai al punto di mettere in discussione il supremo bene collettivo di tutti i cittadini", rimarca Di Maio, che avverte: "Siamo tutti portavoce della volontà dei cittadini che hanno votato un programma e un contratto di governo. Qualsiasi altro comportamento non è da MoVimento 5 Stelle e non sarà assecondato".

Parole che non sono piaciute ai senatori ortodossi M5S che a colpi di emendamenti stanno provando a modificare il vituperato decreto Salvini. "Il Parlamento - dice all'Adnkronos Paola Nugnes sull'ipotesi fiducia al dl sicurezza - non può essere considerato responsabile della stabilità del governo che è tenuto a trovare al suo interno i necessari e doverosi punti di sintesi su provvedimenti, come quello immigrazione e sicurezza, che sono di una gravità inusitata e con conseguenze gravi, misurabili e certe per il nostro Paese".

"Non si può provare a fare baratti e contrattazioni tra provvedimenti ed obiettivi tanto diversi. Cosa c'entra il reddito di cittadinanza e la Fornero con la sicurezza e l'immigrazione? La sintesi delle proposte è dovere del governo, che deve adoperarsi in Cdm affinché il provvedimento inviato al Parlamento trovi poi il giusto consenso e il dovuto consenso", rimarca ancora Nugnes replicando a Di Maio.

"Nessuno - precisa la senatrice campana - fa 'passi indietro di testa sua': ci atteniamo al programma e all'impegno preso in campagna elettorale". Se l'esecutivo dovesse porre la questione di fiducia sul dl sicurezza e immigrazione, quale sarà l'atteggiamento dei senatori 'dissidenti' (che oggi in Commissione a Palazzo Madama si sono visti respingere molti degli emendamenti presentati)? "Spero non ci mettano di fronte a questo bivio. E' in discussione un decreto non la fiducia al governo, abbiamo sempre criticato il ricorso alla questione di fiducia", risponde Nugnes.

I colleghi Elena Fattori e Gregorio De Falco non chiudono alla possibilità di votare no a un'eventuale fiducia. "Vediamo", dice l'ex capitano di fregata all'Adnkronos. "Ci penso", la posizione di Fattori. Il nuovo codice etico varato lo scorso dicembre e accettato dagli eletti M5S al momento della candidatura alle politiche impone ai parlamentari di "votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del MoVimento 5 Stelle".

Ma per De Falco "il mandato è quello dei cittadini, trasfuso nel programma M5S approvato". A proposito della testuggine evocata da Di Maio, il capitano De Falco osserva che "il Movimento non è un esercito". E se per il capo politico grillino chi "minaccia di sfilarsi" mette a repentaglio "non solo il governo, ma anche le possibilità dell'Italia di avere un futuro diverso", Fattori afferma di non avere alcuna intenzione di farsi da parte: "Mi devono sfilare loro con la forza. Io sono 5 Stelle. La testuggine non lo so, ma se togliamo un 5 Stelle devia ancor più...".

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