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M5S: Casaleggio blinda le regole, noi Movimento mai partito

Il cofondatore del Movimento puntella i dettami grillini: "Ogni volta che deroghi una norma la cancelli"

Gianroberto Casaleggio
Gianroberto Casaleggio
11 giugno 2015 | 17.27
LETTURA: 4 minuti

A puntellare le regole del M5S ci pensa Gianroberto Casaleggio. Schiena dritta e nessuna deroga. E questo deve valere anche per Roma. Il cofondatore e guru del Movimento in questi giorni ha ricordato ai suoi che le regole auree dei 5 Stelle non si toccano: "siamo un Movimento, non un partito ed è fondamentale tenere le distanze e marcare le differenze". In continuo contatto con i parlamentari più fidati dopo la nuova ondata di arresti di Mafia capitale, in molti in questi giorni hanno chiesto a Casaleggio una deroga per consentire, in caso di sorprese in Campidoglio e di nuove elezioni per il comune di Roma, la candidatura di Alessandro Di Battista, membro del direttorio e tra i volti più noti del Movimento.

Niente di personale contro Di Battista ma "ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli", ha spiegato a più riprese Casaleggio ai suoi, riportano all'Adnkronos fonti parlamentari qualificate. Per Casaleggio vige la stessa intransigenza mostrata nei mesi scorsi sulla vicenda liste e corsa alle regionali. "Niente liste di serie B e collegate, il M5S è uno solo e si presenta con il suo volto, niente Giano bifronte", ha ribadito a chi, nelle settimane scorse, suggeriva di ricorrere ad altre liste 'apparentate' per guadagnare più voti sul territorio.

Ma tenere la barra dritta e salvaguardare le regole diventa sempre più complicato. Anche perché, all'interno del Movimento, c'è chi non manca di far notare che qualche dettame è andato già a farsi benedire da un pezzo: si guardi solo al diktat su tv e talk show e alla stessa nomina del direttorio grillino che, di fatto, ha sconfessato la regola d'oro dell'uno vale uno. Senza contare che nel Movimento, dal primo giorno, non mancano malumori su chi decide quale regola possa essere infranta o violata e quale no.

Per ora ci sono norme dove non sembrano ammessi passi indietro. Tra questi, l'assunto per cui chi svolge un mandato non è candidabile ad altro ruolo (in sintesi la norma che 'azzoppa' la corsa di Di Battista in Campidoglio); il limite dei due mandati; il no ai finanziamenti pubblici. Altra regola, ma più scivolosa, il no ad alleanze con altre forze politiche. In Europa, il M5S ha stretto un'alleanza con l'Ukip di Nigel Farage, ma in Italia "non ci si allea con chi è responsabile del disastro in cui ci troviamo", ama ripetere Grillo. Anche per questo, ai ballottaggi di domenica prossima il M5S non farà alcun endorsement.

A Ferdinando Imposimato, che ha chiesto ai 5 Stelle di sostenere a Venezia il candidato di sinistra Felice Casson, il Movimento ha risposto picche. "Per noi gli elettori non sono pecore a cui qualcuno deve indicare la strada", ha tagliato corto Di Battista. Oltretutto "Casson è una foglia di fico - ha sentenziato all'Adnkronos Federico D'Incà, veneziano e presidente del gruppo 5 Stelle a Montecitorio - non ha saputo rompere col passato del Pd veneziano".

Ma a Laives, Comune di poco più di 17mila abitanti a 10 km da Bolzano, nei giorni scorsi i 5 Stelle hanno dato appoggio esterno al neo sindaco di centrodestra Christian Bianchi. Un'intesa messa nero su bianco in cambio dell'impegno sottoscritto dal primo cittadino altoatesino su una serie di punti programmatici cari ai 5 Stelle, con il via libera, assicurano i consiglieri grillini, dei vertici nazionali del Movimento. Una deroga, dunque, che riporta al punto di partenza e che genera parecchie frizioni tra i parlamentari: "sulle regole chi decide?".

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