La regista: "I politici devono scegliere persone competenti, perché l'industria audiovisiva è una delle più grandi industrie. Fa lavorare tantissime persone e potrebbe liberarci dall'attuale importazione, ancora fortemente sproporzionata rispetto alla quota di prodotti audiovisivi che esportiamo"
"La Rai è ferma dagli anni '60 e una riforma è certamente la benvenuta, purché ai vertici ci siano delle persone che se ne intendono". Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice, ha realizzato il primo 'Francesco D'Assisi' prodotto dalla Rai, ha vinto anche un concorso per entrare a far parte dell'Azienda ma ha rifiutato, preferendo rimanere una libera professionista pur assumendo poi l'incarico di consigliere in Cda. Così ora la sua esperienza di lungo corso le fa dire che "un problema su tutti va sanato e di corsa: la mancata connessione fra cinema e tv che vede l'Italia in grave ritardo rispetto alla tv francese e inglese".
Non solo. La Rai deve anche "diminuire la quota di audiovisivo importato, producendo di più ed esportando molto di più. E, quindi, deve avere al vertice persone con competenze forti in grado di realizzare questi obiettivi". Più che soffermarsi su chi nomina l'amministratore delegato, infatti, la Cavani preferisce evidenziare quanto sia decisamente più rilevante soffermarsi sul curriculum e l'esperienza del nuovo amministratore delegato.
"Sono stata in Cda dal '96 al '98 quando al governo c'era Prodi e con Enzo Siciliano siamo riusciti a varare cambiamenti importanti: abbiamo fatto in modo che una grande fetta di denaro, fino ad allora investito tutto nel prodotto americano, venisse invece dirottato sul prodotto italiano nella misura di un terzo. Questa quota, però, sarebbe dovuta aumentare progressivamente fino ad essere fifty-fifty ed invece non è successo".
"E' nata la 01 sì - prosegue Cavani - ma continua a mancare la connessione fra cinema e tv e quindi la sinergia fra la 01 e la fiction. Il punto è che la diversità fra cinema e tv esiste solo sul genere. Il nuovo cinema inglese è nato proprio dalla Bbc che ha fatto e fa tante serie che prima vengono mandate in onda sul grande schermo e poi arrivano in tv con il lancio cinematografico che traina quelle televisivo. Senza contare le serie tv americane che sono belle come quelle del cinema".
La Rai invece non è andata in questa direzione, "ha continuato ad eccedere nell'acquisto di film dagli Usa e non si è mai curata della propria library". E Ora? "La Rai si deve adeguare. Alla tv italiana basterebbe prendere esempio dalla Bbc, come al cinema italiano basterebbe copiare la legge francese sul cinema".
"In Italia è stato considerato importante solo l'indirizzo politico, ma in realtà l'unica cosa importante è la competenza. I politici devono scegliere persone competenti, perché l'industria audiovisiva è una delle più grandi industrie che fa lavorare tantissime persone e potrebbe liberarci da una importazione quasi totale.