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Vertice congelato

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP
06 novembre 2018 | 18.03
LETTURA: 5 minuti

Saltato, forse rimandato. In una parola: congelato. Il vertice che avrebbe dovuto tenersi tra Giuseppe Conte e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, per sciogliere il nodo della prescrizione, non si fa più. ''Non serve se le posizioni restano le stesse'', ragionano i vertici M5S. Che, attraverso l'Adnkronos, fanno filtrare un messaggio agli alleati di governo che suona come un ultimatum. ''Noi leali su sicurezza ma loro leali su prescrizione - mettono in chiaro - Salvini si ricordi che il suo decreto legge deve essere ancora votato dalla Camera e che il ddl anticorruzione è calendarizzato alla Camera (12 novembre) prima del decreto sicurezza. Se slitta l'anticorruzione, muore il decreto sicurezza'', è il ragionamento dei vertici M5S.

Arrivando a Palazzo Madama, era stato il leader del Carroccio a mettere in dubbio il summit: "Stasera io ho un vertice con rigatoni al ragù e Champions league", aveva avvertito Salvini prima di aggiungere: "Io sento quotidianamente Conte e Di Maio, quindi non ho l'esigenza carnale di incontrarli ogni 24 ore. Esiste il telefono, quindi le cose si possono risolvere al telefono".

Il leader del Carroccio era sembrato possibilista su un accordo dicendosi sicuro che "come abbiamo sempre fatto in questi mesi, insieme a Conte e Di Maio, troveremo la quadra, non litigheremo e così gli amici dei tg e dei giornali avranno altro di cui scrivere". E dello stesso avviso è stato anche il premier Conte, che ospite di Giovanni Floris a DiMartedì aveva assicurato: "I vertici ci sono stati dall'inizio, varie riunioni per mettere a punto il piano riforme che è ambizioso. Non stiamo litigando".

Nonostante le rassicurazioni, però, non si è riusciti ad allentare la tensione. Tanto che vertici M5S erano arrivati ad ammettere che "se non ci sarà lealtà sulla prescrizione, non ci sarà sul dl sicurezza", ricordando che il decreto sicurezza deve passare ancora al vaglio della Camera. Di sicuro, il nodo prescrizione deve essere risolto presto, visto che mercoledì alle 14, nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera si inizierà a votare gli emendamenti al ddl anticorruzione.

IL GIALLO DELLA FIDUCIA - Da giorni tra M5S e Lega va avanti un vero braccio di ferro. Al centro delle polemiche il nodo sulla riforma della prescrizione contenuta nel ddl anticorruzione e ormai legato al dl sicurezza. Per tutta la giornata di martedì si sono succeduti rinvii e sospensioni sul decreto, fino a quando il governo, per bocca del ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, ha posto la questione di fiducia al Senato sul maxi emendamento integralmente sostitutivo del decreto.

Fiducia che ha generato ulteriori polemiche nell'opposizione. Al punto che è diventato un giallo il caso del Consiglio dei ministri che l'ha autorizzata. Nell'arco della giornata si sono rincorse voci persino su una riunione ad hoc del Cdm. Voci poi smentite, anche se la questione si è ingarbugliata al punto da sollevare le proteste del Pd a palazzo Madama. "Abbiamo chiesto esplicitamente al ministro Fraccaro - ha detto il capogruppo Andrea Marcucci - di dirci se e quando un Consiglio dei ministri ha autorizzato a porre la fiducia sul testo. Altrimenti dobbiamo pensare a un Cdm 'fantasma'. E Fraccaro ha risposto semplicemente che non era tenuto a darci una risposta". Per i 5S ha replicato il capogruppo del MoVimento al Senato, Stefano Patuanelli, che ha parlato di "atto endogovernatico" definendo "patetico" l'attacco di Marcucci.

SALVINI TIRA DRITTO - Dal canto suo, Salvini non ha dato troppo peso alle indiscrezioni secondo le quali la fiducia è stato un passo necessario per ricomporre i dissidi tra Lega e M5S sul dl sicurezza. "Io bado alla sostanza e non alla forma - ha spiegato il leader del Carroccio, rispondendo a una domanda sulle ragioni che hanno spinto a mettere la fiducia sul provvedimento - non mi curo se si vota stasera o domani, se c'è la fiducia o meno. Mi interessa che diventi legge un pacchetto che da più potere ai sindaci, che si occupa di lotta alla droga, alla mafia, al racket, all'occupazione abusiva della case, che fa risparmiare un sacco di soldi sulla gestione dell'immigrazione. Io spero che ci sia un'opposizione che ci dia una mano", ha concluso.

FALLE APERTE - Quel che è certo è che alla vigilia dell'approdo della manovra economica in Parlamento, nella maggioranza gialloverde si aprono molte falle. "Troppe mine vaganti pronte ad esplodere, urge un chiarimento tra i leader'', è stato l'avvertimento di un big del Carroccio, preoccupato dall'escalation dello scontro tra M5S-Lega. Convinti tutti della necessità di fare un tagliando al 'contratto di governo'.

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