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Cnel, Napoleone: "Csm a Villa Lubin? A breve nessuna novità"

(Adnkronos)
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22 dicembre 2016 | 18.05
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"C'è chi dice No". E' lo slogan di qualche manifesto referendario che ancora resiste a piazzale Flaminio, a due passi da Villa Lubin, sede del Cnel, che oggi a buon diritto può considerarsi beneficiario di una linea approvata da oltre il 60% di italiani nel referendum del 4 dicembre. E allora anche il brindisi natalizio nella splendida Sala Gialla del palazzo liberty progettato da Pompeo Passerini nel primo Novecento si colora di una luce particolarmente propizia per la cinquantina di dipendenti passati dalla condizioni di condannati senz'appello a quella di salvati oltre ogni speranza.

E se l'esistenza è assicurata, adesso a rischio è la 'casa'. In questa 'seconda vita' del Cnel, già il Csm ha puntato gli occhi proprio sulla prestigiosa sede. Ieri il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ha evocato la possibilità di un trasloco a Villa Lubin dell'organo di autogoverno dei magistrati.

Il cronista chiede lumi proprio al presidente del Cnel, Delio Napoleone. Che però tende ad escludere che questo sia l'ultimo Natale a Villa Lubin. "Non è una notizia recente: già diciotto mesi fa Legnini visitò il palazzo, è un discorso che si sta affrontando ma non credo - dice all'Adnkronos - che a breve ci saranno novità".

I dipendenti sono rassicurati; un po' meno, forse i sindacati, che, peraltro, lamentano la perdita dei posti di lavoro di quattro precari quando il destino del Cnel sembrava segnato e sperano che si possa fare qualcosa per recuperarli. Fatto sta che ci sono tutti all'appuntamento con lo stesso Napoleone e il vice presidente Gian Paolo Gualaccini per festeggiare il Natale in arrivo, certo, ma soprattutto la fine sventata da quegli italiani che, mormora qualcuno, "non sono stupidi".

Ma resterebbe deluso chi si aspettasse, complici le ironie sui social, buffet pantagruelici: sul tavolo campeggiano appena cinque bottiglie di spumante e le porzioni ben sagomate di qualche panettone e pandoro. "E' stato così anche gli altri anni", precisano qui, anche ora che i consiglieri rimasti di questo organo di rilevanza costituzionale sono appena 24.

Prima del brindisi, però, il discorso del presidente Napoleone. "Dopo tanto stress - esordisce - siamo destinati a sopravvivere, ma questo ci deve spronare a lavorare ancor meglio per la riforma del Consiglio, perché resti un punto di riferimento del sistema e al servizio della centralità del lavoro. Quello che proprio non mi piaceva -concede - era il termine: 'soppressione'". E mica solo a lui.

C'è anche spazio per questioni interne, dunque, anche se il clima è all'insegna del pericolo scampato. La minaccia incombente aveva provocato tensioni interne fortissime, con gli organi di vertice, ha ammesso il presidente, che non si parlavano tra loro, quasi il Cnel fosse un'entità a "tre teste", presidenza, segreteria, assemblea. Ora la musica può cambiare, sperano da queste parti, nel segno di una ritrovata armonia. Dopo l'Epifania è prevista l'udienza dal Presidente della Repubblica, mentre la riforma della governance dell'istituto e dei suoi poteri è affidata alle forze in Parlamento.

"Cambierà - dice il vice presidente Gian Paolo Gualaccini - la mission, la governance, il numero dei consiglieri, la modalità di designazione. Il Cnel non può funzionare oggi con una legge di 30 anni fa. Si ispirerà al Cese, il Comitato economico e sociale europeo, quindi pareri obbligatori, non vincolanti, ma con obbligo di risposta, in tutte le materie di competenza del Cnel, economia e lavoro. Lavoreremo come consulenti del governo e delle regioni".

L'obiettivo, insomma, è di uscire dalla condizione di "oggetto misterioso" che era finito nel mirino di Matteo Renzi. "Ma che gli avevamo fatto?", si domandano in molti, con aria tra ingenua e divertita, mentre i calici si alzano sullo sfondo di Villa Borghese.

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