Ottimismo, colore, forse il ritorno del sogno americano, sicuramente un inno a vivere la vita con più spensieratezza. Si respira aria nuova sulle passerelle della fashion week newyorkese, che in attesa degli show di Marc Jacobs, Calvin Klein e Ralph Lauren, si prepara a passare il testimone a Londra. Cala così il sipario su una settimana caratterizzata da un trionfo di colori primari da un lato, echi sportivi e richiami spagnoleggianti dall'altro. A New York non c'è spazio per il rigore e l'austerità, tutto è fresco, colorato, con uno sprint giovanile, comprese le mise bon ton dell'elegante uptown girl disegnata da Carolina Herrera.
Se da un lato la Grande Mela torna a ispirarsi alla strada, inneggiando allo street style e allo sportswear in vista delle Olimpiadi di Rio, non dimentica però quella sartorialità e voglia di innovazione, che da sempre contraddistingue i catwalk di griffe come Oscar de la Renta, Diane Von Furstenberg e Rodarte. Ad aprire le danze Riccardo Tisci, da dieci anni al timone di Givenchy, che ha scelto di portare per la prima volta la maison di Monsieur Hubert sulle rive del fiume Hudson, nell'evocativa data dell'11 settembre.
Il designer tarantino ha tirato fuori dal cilindro una collezione 'spirituale', con abiti sottoveste avorio e bordi in pizzo, indossati sopra pantaloni neri che sembrano tagliati con il bisturi, tuxedo e giacche da smoking in crepe, bustier di pelle, e ancora, morbidi cappotti kimono e fili di organza. Il rito pagano officiato dallo stilista, assieme all'amica di lunga data Marina Abramovic, nelle vesti di direttore artistico, ha celebrato la liturgia universale di una religione, quella della moda, che anziché dividere, unisce. A colorare le silhouette, tinte prese in prestito dalla cultura amish, il nero e il bianco, o più simbolicamente lo ying e lo yang.
La moda a stelle e strisce torna sulla strada grazie ad Alexander Wang, che dopo l'addio a Balenciaga, ha festeggiato i dieci anni della sua omonima griffe mandando in pedana il meglio del downtown newyorkese. Sfila così un tripudio di giacche militari, parka, felpe e camicie grunge, top a rete e motorcycle jacket, ma anche shorts di jeans sfilacciati, catene al posto di orecchini e sui sandali flat, frange, pijama shirts in raso e utility workwear per lei e per lui. Ai piedi, sandali ciabatta argentanti e sneakers che rivendicano l'appartenenza ai codici estetici del marchio. "Welcome to Mustique!" annuncia fiero Tommy Hilfiger, che tra palafitte, sabbia e colori pop ha fatto scalo presso l'isola del Mar dei Caraibi, da anni buen retiro del designer.
Un po' hippie un po' bohemienne, la donna tratteggiata da Hilfiger si gode la vita, sorseggiando magari un cocktail a ritmo delle rastafariane note di Bob Marley. In pedana sfila un'overdose di cappelli, gilet in maglia e tute scamosciate bordeaux con rifiniture all'uncinetto, quest'ultimo leitmotiv alla collezione, compresa la scollatura boho del fluttante abito patchwork in chiffon, i caftani, le minigonne, i top e i costumi da bagno, tutti in crochet. Un twist di jersey di seta rosa, illuminato da tocchi di oro e fiori nei capelli, avvolge invece la donna Diane von Furstenberg, novella Fortuna, dea romana alla quale la stilista dedica la prossima primavera estate. Un mix di stili calcano la pedana, dalla jumpsuit palazzo stampata, all'abito gilet dai bagliori metallici, fino agli accessori, coma la clutch con le frange e la borsa Secret Agent in tweed metallico.
Carolina Herrera reinterpreta il plissé, a partire dalle gonne con larghi pannelli bianchi e rosa, fino ai dress dalle lunghezze midi. Vortici di pleats si snodano su abiti al ginocchio, gonne dai tagli sartoriali rosa cipria, fino ai modelli a corolla che ricordano tanto il new look di Monsieur Dior. Applauditissimo il catwalk di Oscar de la Renta, dove l'inglese Peter Copping ha fatto sbocciare sugli abiti armoniosi garofani laccati di rosso, fiore prediletto dal maestro di Madrid, scomparso lo scorso anno. Una collezione che parla spagnolo, e che avrebbe il plauso delle dive degli anni '50 come Lana Turner, Ava Gardner e Rita Hayworth. Via libera ad abiti a corolla, gonne bordate di pizzo nero, ruches su tubini e cocktail dress e all'immancabile ball gown pastello, che chiude il défilé stemperato da lunghi nastri neri.
La Spagna è l'ispirazione ricorrente in queste sfilate: note di flamenco risuonano da Proenza Schouler, dove gli stilisti Lazaro Hernandez e Jack McCollough disegnano donne dall'eleganza senza tempo, avvolte in viscosa e jacquard. A dominare le mise una ridda di bottoncini, che ricoprono i bordi di giacche e abiti in sangallo, e ancora, orli destrutturati, asimmetrie, nodi e volant sono accompagnati da lunghissimi nastri di velluto che svolazzano liberi su giacche e giubbini jacquard. Eleganza sì, ma anche una vena sportiva fa capolino sulle passerelle di New York, confermando uno dei main trend della scorsa stagione, quello sporty-chic tanto amato da Lacoste, dove le Olimpiadi di Rio arrivano in anticipo.
L'etichetta del coccodrillo, disegnata dal portoghese Felipe Oliviera Baptista fa sfilare i suoi modelli come fossero atleti, avvolti dalle bandiere internazionali, a partire da quella francese, certo, ma anche quella americana, giapponese e inglese, stilizzate su camicie, shorts, giacche legate in vita, poncho e tute da ginnasta. Dopo l'amara sconfitta agli Us Open nel match contro Roberta Vinci, Serena Williams ha deciso di tornare in campo con la moda. La tennista ha esordito sulle passerelle newyorkesi con la sua prima collezione di pret-à-porter a prezzi democratici. In pedana sfilano giacche, abiti e gonne in camoscio, con tagli di sbieco, e frange all over. Per la prossima primavera-estate scompaiono le mezze stagioni: trench coat e pellicce sfilano da Michael Kors e Rodarte, la griffe delle sorelle Mulleavy, che scelgono collant, camicie, pizzo rebrodé e lunghi foulard non proprio adatti al solleone.
L'effetto finale è comunque graffiante: il duo combina elementi vittoriani, come il pizzo di chemise e gorgières, ad atmosfere da vecchia Hollywood, con spessi collant neri, l'oro delle calzature déco, e fiumi di lamé per i tailleur pantalone. Presto fare previsioni sulla moda che verrà (all'appello mancano ancora Londra, Milano e Parigi), quel che è certo è che ai piedi torneranno loafers, sandali flat, ciabatte con platform, mules, e tanti lacci. Dalle stringate Givenchy, ai modelli di Altuzarra, Custo Barcelona, Thakoon, fino alle ballerine a punta di Proenza Schouler e alle espadrillas de la Renta, tutti decorati da nastri. Dopo anni di acrobazie su improbabili tacchi a spillo, le fashion victim di tutto il mondo ringraziano.