Un algoritmo potrebbe ridurre significativamente i casi di insufficienza cardiaca, grazie al monitoraggio automatico del battito. È la tesi sostenuta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tampere, in Finlandia, in un articolo recentemente comparso sulle colonne della rivista “JACC: Clinical Electrophysiology”. Gli esperti sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sperimentato la nuova tecnica su un campione di quasi tremila adulti, per un periodo medio di follow-up di circa otto anni.