“Il paradosso tutto italiano è che si può fare il supplente una vita e mai entrare in ruolo. Oppure essere assunti dopo tantissimi anni anche a mille chilometri da casa, per poi però essere costretti a rimanere fermi lì cinque anni pur in presenza di posti disponibili”. A dirlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante la conferenza stampa allestita dal giovane sindacato per esaminare gli effetti della recente posizione presa dal Comitato europeo dei diritti sociali sul ricorso n. 146/2017, presentato nel 2017 dall’Anief, che ha condannato la politica perpetrata dai governi italiani sulla reiterazione dei contratti a termine sottoscritti nei confronti dei docenti non di ruolo.
“Al problema dei reclutamenti - ha detto Pacifico - si connettono anche vincoli sulla mobilità e degli organici insufficienti. In tutti questi casi, chi amministra la scuola ha sbagliato. Il nostro sindacato, l’Anief, ora però ha avuto ragione: il problema è che quando si abusa deve scattare un risarcimento”.
L’Anief ha denunciato per la prima volta l’abuso dei contratti a termine dei precari italiani nel gennaio 2010, ora sta ottenendo giustizia dal Comitato europeo dei diritti sociali, il quale si è detto d’accordo sul fatto che bisogna garantire un sistema di reclutamento riservato a chi ha svolto supplenze oltre i 36 mesi, anche nella scuola paritaria”, come del resto previsto già dalla direttiva UE 1999/70/CE.