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Pa: la ricerca, 500mila dipendenti pubblici verso la pensione

Pa: la ricerca, 500mila dipendenti pubblici verso la pensione
14 maggio 2019 | 14.18
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Per l’effetto combinato di varie misure di riduzione della spesa degli ultimi anni, tra pensioni di vecchiaia, Opzione donna, pensioni anticipate e quota 100 (per cui si contano già 41mila domande, che potrebbero arrivare a 100mila entro l’anno), circa 500mila dipendenti pubblici nell’arco dei prossimi 3-4 anni avranno maturato i requisiti per ritirarsi dal lavoro, ma potranno essere sostituiti da nuovo personale grazie allo sblocco del turn over di compensazione al 100% (secondo cui le Pa potranno reinvestire sui nuovi assunti ciò che risparmiano con i pensionamenti). Emerge dalla ricerca sul pubblico impiego presentata oggi in apertura della trentesima edizione di Forum Pa 2019, la manifestazione sull’innovazione e la sostenibilità nella Pubblica amministrazione organizzata da Fpa, società del gruppo Digital360, al Roma Convention Center La Nuvola, con il supporto di Aws Intel, Cisco, Dxc Technology, Vodafone Business e Aci, che per tre giorni darà vita a convegni, workshop e momenti di formazione secondo il filo conduttore 'la Pa c’è che crea valore pubblico'.

Un ricambio che comporterà nell’immediato qualche problema di gestione dell’uscita per settori in sottorganico come sanità e scuola (per cui solo per requisiti anagrafici si stima il pensionamento in 3-4 anni rispettivamente di 100mila e 204 mila persone), per i Comuni e per gli enti che non rispettano il pareggio di bilancio, ma che rappresenta una straordinaria opportunità di rinnovamento per una Pa sempre più anziana, in cui l’età media del personale è di 50,6 anni, e sale oltre i 54 anni nei ministeri, alla presidenza del Consiglio, nelle prefetture o negli enti pubblici non economici. Gli over 60 sono il 16,4% e gli under 30 solo il 2,8%.

Una Pa poco qualificata, in cui ciascun dipendente ha usufruito mediamente solo di 1,04 giornate di formazione l’anno, mentre gli investimenti per l’aggiornamento si sono dimezzati in 10 anni (da 263 milioni di euro nel 2008 a 147 nel 2017). E molto precaria, con 340mila lavoratori flessibili nel 2017, di cui sono stati stabilizzati solo lo 0,6% nell’ultimo anno. La forza lavoro però non è troppo abbondante: con 3,2 milioni di persone, l’Italia ha il 70% dei dipendenti pubblici rispetto alla Germania, il 65% rispetto all’Inghilterra, il 60% della Francia e il personale si è ridotto di quasi 200mila unità in 10 anni (-5,6%).

Se però non si modificheranno le modalità di ingresso, gestione e sviluppo del personale, la sostituzione di mezzo milione di persone rischia di non essere una reale opportunità di rinnovamento, ma una rottamazione agevolata con l’uscita di competenze e esperienze preziose. "Per creare valore pubblico - afferma Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa - la Pa deve innanzitutto investire sulle proprie persone. Deve diventare più giovane, più qualificata, libera di misurare e valutare il personale, capace di premiarlo e motivarlo, agendo sulla cultura dei dipendenti e ripensando i modelli organizzativi. Per fare questo, le amministrazioni devono definire le risorse umane necessarie sulla base di una programmazione dei fabbisogni secondo principi qualitativi e prospettici, non quantitativi o legati all’organico storico. Devono attrarre i migliori talenti e dare possibilità di crescita con una politica di employer branding, un miglioramento dei salari medi e un nuovo approccio di sviluppo del personale".

"Va anche rivisto - aggiunge Gianni Dominici, direttore generale di Fpa - il sistema di entrata e modificato il sistema attuale di valutazione delle performance, a cominciare dalla fissazione degli obiettivi, divenuti mero adempimento. Ma, soprattutto, serve la partecipazione attiva degli impiegati pubblici attraverso azioni di empowerment e di engagement perché possano sentirsi partecipi dello sforzo e del raggiungimento dei risultati”.

"In Italia - dice Andrea Rangone, Ceo di Digital360 - la spesa pubblica pesa il 50% del pil: una Pa efficiente, motivata e sempre più digitale è indispensabile per consentire un vero ammodernamento e rilancio dell’intero Paese".

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