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Italia-Libia, Camera commercio Italo-Libica: bene Meloni a Tripoli, è miglior mercato possibile per pmi italiane

L'intervista al presidente Nicola Colicchi, nel Paese c'è una grandissima voglia di Italia

Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica
Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica
17 luglio 2024 | 17.44
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"La visita non può che essere giudicata molto positivamente perché è utile e indispensabile affrontare quello che oggi appare come un problema perché, se lo si va a vedere fino in fondo, può essere invece una grande opportunità. La Libia infatti è sicuramente il migliore e più accogliente mercato che possa esserci per le piccole e medie imprese italiane, per tutta una serie di motivi". Così, con Adnkronos/Labitalia, Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica, sulla nuova missione in Libia per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, oggi a Tripoli per prendere parte al segmento presidenziale del Trans-Mediterranean Migration Forum.

"Primo motivo -sottolinea Colicchi- la vicinanza. Due, la Libia è un Paese che ha risorse economiche. Infatti si parla tanto di immigrazione, che è un grandissimo problema, ma le cose vanno divise. Non si è mai visto un libico, un cittadino libico emigrare illegalmente. Quindi dobbiamo considerare la Libia come un potenziale grande partner, perché in Libia ci sono la bellezza di 250.000 piccole e medie imprese, una ogni 28 abitanti", sottolinea.

E Colicchi spiega che in Libia "c'è una grandissima voglia di Italia. Noi siamo i più richiesti, preferiti ad ogni altro perché per i rapporti storici e anche per il fatto che i nostri imprenditori e noi come popolo non siamo arroganti, non siamo conquistatori, trattiamo sempre i nostri partner alla pari e la Libia è il luogo in cui le nostre piccole e medie imprese con pochissimo sforzo di sistema da parte del Paese possono crescere insieme alla controparte libica".

In particolare sottolinea Colicchi, in Libia è richiesta "la grandissima capacità, la genialità e l'intraprendenza delle nostre piccole e medie imprese. I libici chiedono il nostro saper fare, il nostro know-how e la condivisione di tecnologie. E questo praticamente per tutti i settori economici", sottolinea Colicchi che ricorda come "in Libia per definire un prodotto di altissima qualità i libici dicono italiano, ma non dicono italiano in arabo, dicono italiano esattamente così. Per cui la considerazione che loro hanno del brand Italia è altissima", ribadisce.

E Colicchi ricorda che nel Paese oggi c'è grande fermento a livello economico. "C'è un grandissimo attivismo dal punto di vista immobiliare in questo momento in Libia, c'è la ricostruzione da fare a Derna. Le nostre imprese sono richiestissime su macchinari, costruzioni, ponti, strade. E poi sanità, design, moda, ingegneria, macchinari di ogni genere, perché i macchinari italiani hanno una qualità incomparabilmente migliore e i libici oggi cercano questo", aggiunge.

Non mancano però le criticità che possono essere però risolte con l'impegno di tutti, sottolinea Colicchi. "I problemi per le aziende italiane in Libia -spiega- sono di carattere burocratico, amministrativo e logistico. Il sistema bancario libico è fuori dal sistema internazionale. Quindi questo dà tanti problemi per quanto riguarda i trasferimenti dei fondi. Le dogane hanno una regolamentazione farraginosa e poi sono molto discontinue. Una volta ti sbloccano i beni in una settimana, un'altra volta in un mese. Quello che il governo deve fare, e noi l'abbiamo chiesto con forza, è organizzare un tavolo fra le autorità competenti, quindi il Ministero dello Sviluppo, il Ministero delle Finanze, Banca d'Italia, l'Agenzia delle Dugane, l'Agenzia delle Entrate, con la controparte libica, in maniera tale da regolare queste problematiche e dare l'opportunità alle nostre imprese di lavorare in sicurezza", aggiunge

Colicchi ricorda quindi che "tantissime piccole imprese italiane lavorano in Libia. Noi abbiamo organizzato a dicembre scorso il primo Business Forum dal 2001, che ha avuto un successo anche per noi inaspettato con 110 imprese in presenza".

Secondo Colicchi i rapporto economici tra Italia e Libia sono frenati anche dal problema dei "visti. La nostra ambasciata giù lavora tanto su questo, devo dire che c'è una grandissima attività. Però i libici che vogliono venire in Italia sono tantissimi e non riescono a soddisfare la richiesta. E i libici non vengono in Italia per emigrare, vengono in Italia per spendere, investire e fare business", sottolinea. Secondo Colicchi anche su questo "bisognerà fare uno sforzo".

E Colicchi spiega che la Camera "per le piccole imprese italiane sta trattando con il ministero degli Enti Locali in Libia, abbiamo concordato di aiutarli a ristrutturare il loro sistema di aiuto e di sostegno alle piccole e medie imprese e stiamo cercando di portare, d'accordo con loro, i loro funzionari ad imparare in Italia, tutte le regolamentazioni e tutte le metodologie".

L'idea, sottolinea Colicchi, "più fruttuosa in Libia sarebbe il fatto di mettere imprenditori italiani e imprenditori libici a lavorare assieme. Magari la parte libica può essere finanziata, appunto, dal governo libico e l'impresa italiana che vuole fare delle attività lì può essere finanziata non con un fondo perduto, attenzione, ma anche con un semplice fondo rotativo che va poi restituito nel momento in cui l'attività decolla e questo sarebbe già un grandissimo supporto. Teniamo presente che tantissime imprese, specialmente dopo l'evento di dicembre, stanno venendo in Libia. I voli verso il Paese sono sempre pieni", conclude.

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