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Washington Post: "Da Usa nuovo invio bombe e caccia a Israele"

L'ok senza un annuncio pubblico

(Afp)
(Afp)
30 marzo 2024 | 12.29
LETTURA: 3 minuti

Nonostante l'opposizione pubblica di Washington all'annunciata operazione israeliana a Rafah che minaccia la vita di centinaia di migliaia di civili palestinesi, in questi giorni l'amministrazione Biden ha autorizzato, senza nessun annuncio pubblico, trasferimento di miliardi di dollari in bombe e caccia a Israele. Lo rivela il Washington Post che cita fonti del Pentagono e del dipartimento di Stato che specificano che il nuovo pacchetto comprende oltre 1800 MK84, bombe da 900 kg, e 500 MK82, bombe di oltre 200 kg.

Le bombe più potenti - in grado di distruggere interi isolati e per questo mai usate dagli eserciti occidentali in zone densamente popolate, come Gaza, per il rischio di vittime civili - sono state usate in modo intensivo a Gaza, secondo diverse fonti, in particolare nel bombardamento del campo profughi di Jabalya, che ha provocato oltre 100 vittime e che l'Onu ha definito "un attacco sproporzionato che potrebbe essere un crimine di guerra. Dall'inizio della guerra, dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, sono stati 33mila i palestinesi uccisi a Gaza.

La scorsa settimana il dipartimento di Stato ha autorizzato anche il trasferimento di 25 F-35A per un valore di 2,5 milioni. Sia per i caccia che per le bombe era stata data già l'autorizzazione del Congresso, quindi l'amministrazione non ha dovuto notificare nulla a Capitol Hill. Le rivelazioni del Post mostrano come, nonostante le divergenze e le tensioni, acuite la scorsa settimana dopo che gli Stati Uniti per la prima volta non hanno imposto il veto ad una risoluzione per il cessate il fuoco, l'amministrazione Biden considera le forniture militari Israele off limits.

"Noi abbiamo continuato a sostenere il diritto di Israele e difendere, condizionare gli aiuti militari non rientra nella nostra politica", affermano dalla Casa Bianca. Non mancano opposizioni interne a questa politica, come quella di Josh Paul, l'ex funzionario del dipartimento di Stato preposto al trasferimento di armi che ha lasciato l'incarico per protestare per Gaza. Per lui l'invio di armi è "una rinuncia alla responsabilità morale e un assalto allo stato di diritto, sia a livello interno che internazionale" e "rende tutti, dai funzionari dell'amministrazione ai produttori delle armi e i contribuenti americani, complici dei crimini di guerra di Israele".

Cresce la critica alla linea di Biden anche tra democratici, non solo tra la sinistra ma anche tra alleati del presidente Biden, che ritengono che il governo americano abbia la responsabilità di bloccare le armi in assenza di un impegno israeliano a limitare le vittime civili e allentare le restrizioni all'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia, che ormai è in un situazione alimentare catastrofica.

E chiedono quindi maggiore trasparenza nell'invio delle armi e avanzano dubbi sul fatto che utilizzare commesse già approvate sia un modo per evitare la notifica al Congresso, e quindi la pubblicità delle forniture ad Israele. Senza contare i timori per un impatto negativo a livello elettorale del sostegno all'operazione israeliana che, secondo un sondaggio recente Gallup, la maggioranza degli americani, il 55 disapprova.

"L'amministrazione Biden deve fare pressioni in modo effettivo e, secondo me, deve ricevere degli impegni fondamentali prima di dare l'ok all'invio di altre bombe per Gaza", ha dichiarato il senatore Chris Von Hollen. "Dobbiamo sostenere quello che diciamo con quello che facciamo", ha poi aggiunto con quella che suona una critica all'amministrazione che a parole afferma che Rafah è la "linea rossa" da non superare e poi nei fatti fornisce le armi per portarla a termine.

La notizia del via libera all'invio delle bombe arriva anche quando si aspetta ancora l'arrivo a Washington della team di consiglieri di Benjamin Netanyahu per ascoltare le proposte Usa per limitare una nuova carneficina a Rafah, dove sono rifugiati 1,2 milioni di palestinesi costretti a fuggire dalle loro case dai bombardamenti israeliani.

La missione era attesa nei giorni scorsi, ma il premier israeliano l'ha annullata come gesto di protesta contro il voto Usa all'Onu. Ora i media americani dicono che la missione è attesa per lunedì prossimo. Netanyahu non aveva però bloccato la visita a Washington del ministro della Difesa, Yoav Gallant, e bisogna sottolineare che le nuove autorizzazioni di invio di armi in Israele sono arrivate dopo i suoi colloqui con gli esponenti dell'amministrazione Biden.

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