Il Washington Post ha intervistato diversi esponenti della leadership politica ed economica che non condividono la gioia di Ramzan Kadyrov ed Evgheny Prigozhin per l'escalation militare
Mentre i due 'mastini' della guerra Ramzan Kadyrov e Evgheny Prigozhin hanno esultato per il nuovo corso impresso all'operazione militare contro l'Ucraina lunedì, diversi esponenti dell'élite politica ed economica in Russia manifestano emozioni più fosche in interviste, a identità nascosta, con il Washington Post.
I raid contro le città ucraine vengono considerati come una escalation militare in parte organizzata per nascondere i problemi dell'operazione con un impatto che tuttavia sarà solo temporaneo. Perché "è chiaro che una vittoria militare o anche solo politica non è possibile". D'altronde, spiega un funzionario pubblico, "non lo è neanche una sconfitta. La situazione si sta trasformando in quella che negli scacchi si chiama zugzwang".
"Abbiamo iniziato a entrare in una situazione rivoluzionaria. Tutti aspettano qualcosa di diverso di quello che accade ora: una leadershp diversa, una guerra diversa. I falchi vogliono azioni più decise. Le colombe non vogliono la guerra. Sta maturando il tempo per un cambiamento del sistema politico. Ma come accadrà, non lo so", ha aggiunto.
"Sul campo di battaglia i problemi sono altri. Non penso che questa escalation scioglierà la pressione", ha dichiarato un influente imprenditore moscovita, citando l'arrivo dell'inverno, la quantità di missili rimasti negli arsenali russi e il tempo limitato in cui potrà essere sostenuta la campagna di raid. "I missili vengono prodotti, ma in numeri infimi. E le riserve si stanno esaurendo", ha aggiunto un esponente della burocrazia, denunciando che "a nessuno piace lo status quo".
L'ottimismo di quest'estate per le conquiste sul terreno "è evaporato del tutto. La gente non vede futuro", spiega un altro funzionario pubblico. "Fra pochi mesi scatterà una dinamica molto negativa in Russia. Ci sarà un peggioramento dell'umore dell'opinione pubblica", ha aggiunto l'imprenditore.
"L'arsenale di possibili azioni a disposizione di Putin è molto limitato. Oltre che colpire le infrastrutture civili in Ucraina, l'unica altra sua opzione è usare una testata nucleare tattica. Se la controffensiva ucraina prosegue, Putin si troverà di fronte all'interrogativo su cosa fare di più", precisa Sergei Aleksashenko, ex governatore della Banca centrale, ora in esilio negli Stati Uniti.
Ma sono davvero pochi a Mosca coloro che pensano che il Presidente russo ordinerà davvero l'impiego di una testata nucleare. "Dopo non saprebbe più cosa fare e la Cina potrebbe opporsi direttamente a questo genere di escalation. E' un vaso di pandora che i cinesi non vogliono aprire", aggiunge.
Putin è stato galvanizzato dall'accordo sui tagli alla produzione di greggio raggiunto con l'Arabia saudita. Anche se i prezzi dell'energia rimarranno agli stessi livelli, il Presidente russo "è convinto che l'Europa sarà in crisi e non avrà tempo per l'Ucraina. Ma questa rimane una guerra di attrito, e andrà avanti fino a che una delle due parti non è più in grado di proseguire la guerra".
In dicembre in Russia "vedremo una realtà completamente diversa", afferma Sergei Guriev, l'economista russo in esilio a Parigi, dove dirige SciencesPo. "L'intero mondo degli affari soffre per quello che sta accadendo. Tutti hanno congelato i loro piani di investimento. L'idea passata che la Russia avrebbe potuto ridirigere i suoi flussi commerciali dall'Occidente alla Cina, al Kazakistan e all'India si sta dissolvendo", aggiungono due dirigenti di realtà economiche, precisando che il Kazakistan ha iniziato a bloccare i cargo con beni europei diretti in Russia e i cinesi hanno iniziato a bloccare alcuni rifornimenti. "Tutti sono completamente frustrati. L'umore è pessimo", ha testimoniato un terzo uomo d'affari.