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Tunisia, i primi arresti per l'attacco. E arrivano mille agenti a tutela dei turisti

Il padre dell'attentatore: "Sconvolto, era un ragazzo normale"

(Afp) - (Afp)
(Afp) - (Afp)
29 giugno 2015 | 09.55
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Il ministro tunisino dell'Interno, Mohamed Najem Gharsalli, ha annunciato l'arresto di diverse persone sospettate di aver avuto un ruolo nell'attacco di venerdì scorso sulla spiaggia di due resort a Susa, in Tunisia, costato la vita a 38 persone. Lo riferisce la locale Radio 'Shems Fm'.

Durante una conferenza stampa a Susa con i ministri dell'Interno di Francia, Germania e Gran Bretagna, Gharsalli ha parlato dell'arresto della "prima parte della rete responsabile" dell'attacco che è stato rivendicato dal sedicente Stato Islamico (Is). "Abbiamo iniziato con l'arresto di un primo gruppo, un numero significativo di persone, della rete che era dietro a questo terrorista criminale", ha detto riferendosi al giovane tunisino Seifeddine Rezgui, ucciso dalle forze di sicurezza dopo la strage. "Scoveremo tutte le persone coinvolte", ha aggiunto.

Intanto il ministero tunisino della Salute ha annunciato che sono state identificate 20 delle 38 vittime. Tra le 20 vittime identificate ci sono 16 cittadini britannici, un belga, un tedesco, un irlandese e un portoghese. Il ministero precisa inoltre che 30 dei 39 feriti sono stati dimessi dagli ospedali dove erano stati trasferiti dopo l'attacco. Tra i feriti ci sono sette tunisini.

Come prima risposta agli attacchi mille uomini armati saranno dispiegati a partire dal primo luglio in Tunisia per garantire l'incolumità dei turisti. Lo ha promesso il ministero del Turismo di Tunisi. La stessa polizia turistica verrà dotata, per prima volta, di armi. Gli uomini entreranno in azione sulle spiagge, nei siti archeologici e nei luoghi turistici ma anche ''dentro e fuori gli hotel'', si legge in un comunicato del ministero del Turismo.

Il tentativo è quello di cercare di continuare ad attrarre visitatori stranieri in Tunisia nonostante l'attentato di venerdì scorso e quello del 18 marzo, quando un commando era entrato in azione nel Museo nazionale del Bardo a Tunisi uccidendo 21 stranieri, tra cui quattro cittadini italiani, e una guardia della sicurezza tunisina.

A tre giorni dalla strage, parla il padre di uno degli attentatoti. "Sono sconvolto, non riesco a capire", dice il genitore del giovane tunisino. "Non riesco a capire - ha detto Hakim Rezgui a 'ITV News' - sono sconvolto, non ho idea di chi possa averlo influenzato in questo modo, di chi possa avergli messo queste idee in testa".

"Era un ragazzo normale - ha aggiunto - non so chi gli abbia fatto il lavaggio del cervello". E ancora: "Mio figlio ha posto fine alla sua vita, ai suoi studi, al suo futuro e ha messo fine anche alle nostre vite", ha concluso l'uomo.

Il 23enne Seifeddine Rezgui è stato ucciso dalle forze di sicurezza tunisine dopo l'attacco. Originario di Gaafour, nella regione settentrionale di Siliana, studiava all'Università di Kairouan. Secondo le autorità, frequentava una moschea non autorizzata dal governo di Tunisi.

Abu Yahya al-Kairouani, questo il suo nome di battaglia - riferisce il segretario generale dell'Unione tunisina della Conferenza per la riabilitazione degli studenti tunisini, Amani Sassi - era solito scandire slogan di incitamento alla violenza, all'estremismo e all'odio e stava sempre in gruppo con altri cinque studenti, spiega Sassi, due dei quali sono partiti per compiere il jihad in Siria.

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