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Trump, la Nato e l'intenzione di ridurre la condivisione di intelligence

Lo scrive Politico citando tre funzionari europei e un alto funzionario della Nato: "Si rischiano conseguenze gravi per la sicurezza"

Donald Trump - Fotogramma
Donald Trump - Fotogramma
11 luglio 2024 | 13.03
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Se eletto alla Casa Bianca, Donald Trump vorrebbe ridurre la condivisione di informazioni di intelligence con i membri della Nato, ovvero con i Paesi europei che molto dipendono in tal senso dagli Stati Uniti. Il che avrebbe conseguenze gravi per la sicurezza, in particolare per il tentativo ucraino di respingere l'invasione russa. Lo scrive Politico citando tre funzionari europei e un alto funzionario della Nato a condizione di anonimato, secondo i quali la riduzione della condivisione di informazioni sensibili rientrerebbe in piano più ampio di Trump per ridurre il sostegno e la cooperazione degli Stati Uniti con l'Alleanza atlantica. Già durante il suo primo mandato presidenziale Trumo aveva messo più volte in discussione la Nato cercando di delegittimarne il ruolo.

''E' stata l'intelligence americana a convincere molti paesi della Nato che Putin era determinato a invadere l'Ucraina", ha detto un funzionario europeo a condizione di anonimato a Politico. "Alcuni Paesi non credevano che la Russia avesse le capacità per portare avanti una campagna militare di successo", ha aggiunto la fonte. Un portavoce della campagna di Trump contattato da Politico per un commento in merito si è limitato a citare un intervento del candidato repubblicano su TruthSocial secondo cui l'ex presidente "ripristinerà la pace e ricostruirà la forza e la deterrenza americana sulla scena mondiale".

La riduzione della condivisione di informazioni di intelligence sotto un'eventuale futura Amministrazione Trump è stato argomento di discussione al summit della Nato a Washington, secondo i funzionari citati da Politico. Perché ridurre la condivisione di informazioni di intelligence da parte degli Stati Uniti potrebbe diminuire la capacità dell'Europa di resistere a un'invasione russa, qualora il presidente Vladimir Putin decidesse di espandere le operazioni militari nel continente oltre l'Ucraina, ha affermato un alto funzionario statunitense.

Il presidente americano Joe Biden ha al contrario ampliato la quantità di informazioni sensibili che gli Stati Uniti condividono con gli alleati stranieri, in particolare quelle relative alla Russia. Non è chiaro, dicono i funzionari europei, se un eventuale Amministrazione Trump intenda tornare al precedente livello di condivisione di informazioni o ridurle ulteriormente. La condivisione di informazioni da parte di Washington con i propri alleati è stata utile, ad esempio, a prepararli a un potenziale attacco terroristico o per aiutare la Nato a rafforzarsi contro una minaccia militare immediata.

In particolare, "la condivisione di informazioni di intelligence tra i membri della Nato e con Kiev è stata assolutamente fondamentale per contrastare l'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina, nonché per scoprire e ostacolare altre attività russe destabilizzanti in Europa e oltre", ha affermato John Brennan, ex direttore della Cia. "Un'interruzione o una significativa riduzione della condivisione di informazioni di intelligence degli Stati Uniti con gli alleati e i partner della Nato avrebbe un impatto negativo immediato, profondo e potenzialmente duraturo sugli interessi di sicurezza occidentali", ha aggiunto Brennan. Inoltre, come ha detto un funzionario europeo al vertice Nato, "la condivisione di informazioni è spesso a doppio senso" e potrebbe finire per danneggiare anche gli Usa.

La decisione dell'Amministrazione Biden di aumentare la condivisione di informazioni di intelligence rientra anche in una strategia più ampia degli Stati Uniti volta a contrastare l'influenza e la potenza militare russa in aree del mondo tradizionalmente dominati dagli americani, compresi i paesi africani. Oltre che sui movimenti russi in Ucraina, quindi, negli ultimi anni l'intelligence statunitense ha fornito agli alleati informazioni vitali sulle partnership della Russia con l'Iran e la Corea del Nord, oltre che sull'uso da parte di Mosca della tecnologia militare cinese per supportare le sue operazioni.

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