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Proprio quel giorno, in una intervista, disse che Vladimir Putin aveva trasformato il Paese in un centro di reclutamento. L'oppositore aveva denunciato la presenza delle forze russe nel Donbass e convinto il Congresso Usa a varare il Magnitsky Act
Nove anni fa l'oppositore a Vladimir Putin, che fu "giovane riformatore", ex vice Premier a un passo dal diventare delfino di Boris Eltsin, è stato ucciso di fronte al Cremlino, sul ponte Bolshoy Moskvoretsky che informalmente porta ora il suo nome. Nessuna manifestazione per commemorarlo è stata autorizzata nella Russia diventata regime fascista, come ha ribadito il co presidente del Centro per i diritti umani Oleg Orlov alla vigilia della sua condanna oggi a due anni e sei mesi di carcere, ma fiori sono stati deposti, anche da diplomatici accreditati a Mosca, sul ponte, nel memoriale improvvisato che puntualmente viene distrutto dalle autorità.
Nato a Gorki (ora Nizhni Novgorod) nel 1959, laureato in fisica, aveva lavorato come ricercatore fino al 1990, quando riuscì a farsi eleggere, dopo un periodo di impegno locale contro la costruzione di altre centrali nucleari, nelle prime elezioni aperte al Congresso dei deputati del popolo. Divenne governatore di Nizhni Novgorod a 32 anni. Nel marzo del 1997, primo vice Premier e favorito per la successione del Presidente. Ma fu travolto dalla crisi finanziaria dell'anno successivo, con il Paese in default sui pagamenti delle rate del debito pubblico. Fu così che Eltsin "cambiò idea e creò Putin e fu il suo errore più grande", disse Nemtsov in una intervista alla radio ucraina Vesti proprio il giorno del suo assassinio.
Nel 1999 co fondò l'Unione delle forze di destra, una coalizione dei forze liberali che entrò alla Duma alle elezioni di quell'anno. Nemtsov divenne vice Presidente della Camera bassa del Parlamento. Ma nel 2003, il partito non riuscì a superare la soglia di sbarramento. Divenne così negli anni uno degli oppositori più visibili a Putin. E' stato uno dei leader della stagione delle proteste del 2011-2012, anche se altri più giovani, come Aleksei Navalny, erano più visibili, anche all'estero.
Si espresse con chiarezza, e da subito, contro l'annessione della Crimea e il ruolo di Mosca nella guerra civile nel Donbass, come contro il leader ceceno Ramzan Kadyrov e le sue milizie (per il suo omicidio sono stati condannati cinque ceceni coinvolti nell'esecuzione, così come cinque ceceni erano stati condannati per l'esecuzione dell'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya).
Sempre il giorno del suo assassinio, ma ai microfoni di Radio Eco di Mosca, Nemtsov accusò Putin di "aver trasformato la Russia in un ufficio di reclutamento". Vladimir Kara-Murza, ora in una colonia penale della regione di Omsk, condannato a 25 anni di carcere (che ha firmato un documentario su Nemtsov), e Ilya Yashin, che sconta una condanna a otto anni e sei mesi, avevano lavorato con Nemtsov. Il primo, negli Stati Uniti per convincere deputati e senatori americani a varare il Magnitsky Act del 2012 ("la leggi più pro Russia mai approvata negli Stati Uniti", disse poi), e il secondo, sul fronte della denuncia la presenza diretta dele forze di Mosca in Ucraina.