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Russia, editrice: "Continuo a pubblicare per aiutare i ragazzi a rimanere umani"

Russia, editrice:
17 marzo 2023 | 18.01
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Subito dopo l'inizio della guerra contro l'Ucraina, a Mosca un magazzino di 750 metri quadri pieno di libri viene parzialmente svuotato. Nel giro di poche ore, 40mila libri sono trasferiti altrove. Vengono caricati su due camion e portati oltre confine, in Lettonia. Ma Irina Balakhonova, alla guida della casa editrice per ragazzi Samokat, che ha fondato nel 2003, continua a pubblicare libri in Russia. E nel magazzino di libri ce ne sono ancora molti.

"Voglio rimanere con i ragazzi russi perché non vedo di cosa siano colpevoli, per tutto quello che accade nel nostro Paese, e perché possano avere il diritto di leggere dei libri che li aiutino a sopravvivere e a rimanere umani, soprattutto in questa situazione e con la propaganda sempre più forte. Se non lo faccio io, chi altri può farlo?", spiega Balakhonova in una intervista all'Adnkronos nei giorni scorsi, alla Fiera dei libri per ragazzi di Bologna. Dove ha presentato le edizioni italiane, che Caissa Italia pubblicherà nei prossimi mesi, di "Sidi i smotri" (siedi e guarda), opera sulla guerra a due mani pubblicata in Russia a gennaio, e di una 'graphic novel' su Andrei Sakharov. "Ho creato la casa editrice per ragazze come ero io alla loro età in Unione sovietica. Una bambina abbandonata, senza padre, che si rendeva conto che le stavano mentendo e non voleva che accadesse. Per questo ho fondato una casa editrice che non mente".

Sidi i smotri, uscito poco meno di un anno dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina, non ha nel titolo la parola 'voina', guerra, che esibita su un cartello nelle piazze delle città russe, porta all'arresto. Ma il testo, anticipa Caissa Italia, racconta la fuga dalla guerra attraverso gli occhi e le emozioni di un’adolescente. Il riferimento all'Ucraina è implicito. Balakhonova elenca, fra i vari titoli pubblicati dalla sua casa editrice, subito dopo l'inizio dell''operazione militare speciale', anche "Voina", un libro che denuncia le guerre, e "Le guerre" acquistato da un editore canadese, la storia di un reduce dall'Afghanistan che non riesce a non portare il conflitto in casa e in famiglia.

"Sidi i smotri" cita il titolo del celebre film di Elem Klimov "Idi i Smotri", (Va e guarda) il racconto di un ragazzo che durante la Grande guerra patriottica in Bielorussia perde tutto dopo che i nazisti uccidono gli abitanti del suo villaggio, della guerra che gli fa perdere l'innocenza. Il verbo 'va'', nel titolo del libro si trasforma in 'siedi'. "Prima era necessario spostarsi. Ora le notizie circolano. Non hai neanche bisogno di muoverti per partecipare alla guerra. E' ovunque. E poi c'è anche l'idea di non poter fare niente, a parte guardare".

"Per il momento non siamo stati toccati dalla censura". Neanche per 'Sidi i smotri'. I casi giudiziari aperti in Russia riguardano l'Ucraina. "Non è possibile chiedere a un editore di ritirare i suoi titoli sulla guerra. Perché siamo un Paese antimilitarista". "Nella mia testa, e penso anche in quella degli altri, la guerra è una cosa pessima". "Non possono dire nulla a chi fa qualcosa contro la guerra in generale. Non possono presentarsi come come filo militaristi. Tutti hanno perso un familiare nella Grande guerra patriottica. Siamo stati tenuti a crescere i nostri figli con questo spirito anti militarista", sottolinea Balakhonova. E' questa l'eredità con cui la propaganda deve fare i conti. Ancora "non possono dirsi esplicitamente in favore della guerra".

Il libro illustrato su Sakharov, sottotitolo "Una persona che non aveva paura", il frutto di una stretta collaborazione della casa editrice con il Centro Sakharov di Mosca, organizzazione considerata 'agente straniero' dal 2014, e da due mesi anche 'organizzazione indesiderabile', ora rischia invece seriamente di essere censurato. Sulla copertina è stampato il logo del Centro, ora bandito, nato per mantenere in vita e sviluppare l'eredità del fisico e premio Nobel per la pace mandato in esilio per la sua opposizione alla guerra in Afghanistan, sviluppare una coscienza storica del totalitarismo sovietico e della resistenza alle oppressioni, promuovere i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani.

"Mi dicono 'dovete lasciare la Russia per rendere chiara la vostra posizione', ma io l'ho già chiarita da tanto". E poi, "non siamo ancora pronti ad abbandonare i ragazzi che rimangono in Russia, a fare in modo che la propaganda si rafforzi. Chi rimane deve poter avere la possibilità di scegliere". "I libri sulla guerra bisogna pubblicarli per i russi, questo è il nostro dovere, non solo il nostro diritto. Non siamo riusciti a cambiare le cose in vent'anni, ma abbiamo contribuito enormemente alla crescita dei russi che ora si oppongono alla guerra. Moltissime persone hanno detto 'no' e che hanno lasciato il Paese", tiene a precisare l'editrice.

Alla fiera di Bologna, che quest'anno ha celebrato i suoi 60 anni, Balakhonova espone i suoi libri in uno stand ridotto rispetto a quello a cui era abituata in passato l'editrice di una realtà indipendente da circa 90 titoli l'anno. E' ospite di una casa editrice svizzera con cui collabora. in Russia Samokat continua a lavorare, come hanno imparato a lavorare in questi mesi migliaia di russi. Molti dei 50 dipendenti sono partiti.

Il catalogo di Samokat, che in russo significa monopattino, ha molti altri titoli legati alla scomoda storia del Paese, come "25 agosto", dedicato alla protesta sulla Piazza rossa di un manipolo di persone contro la repressione militare sovietica a Praga nel 1968, o un'opera sulla storia delle proteste nata con la collaborazione di Ovd-Info, l'organizzazione che presta aiuto alle persone perseguite per motivi politici. E "L'appartamento segreto", un libro illustrato sulle persecuzioni del 'Grande terrore' staliniano raccontata da un ragazzo. "Abbiamo pubblicato libri sulla democrazia, sulla dittatura, un libro (Cappello di clown) su questioni Lgbtq, uscito il giorno prima dell'entrata in vigore della legge contro la propaganda gay di fronte ai minori".

Fra l'altro, "in Russia nell'ambiente dell'editoria ora non si parla più della guerra, ma del divieto di tradurre libri con contenuti Lgbtq anche per gli adulti". "L'attenzione è stata deviata" con il bando varato lo scorso novembre. In questo le autorità sono state furbe. I libri pubblicati negli ultimi anni erano pieni di contenuti Lgbtq, non tanto per ragioni ideologiche, ma perché vendevano molto. La dicitura '18+' sulla copertina del libro, era sufficiente a salvarlo dalle maglie della legge contro la propaganda gay di fronte ai minori".

La casa editrice ha distribuito i suoi libri, in russo, anche sul mercato ucraino fino al febbraio dello scorso anno, come in tutti i Paesi ex sovietici dove erano complessivamente dirette il 15-20 per cento delle copie stampate. Nel 2017 ha iniziato a collaborare a un programma editoriale comune, con un editore ucraino e lo ha fatto fino all'inizio della guerra. Nel suo catalogo c'è un libro polacco sulle mappe, con una cartina dell'Ucraina che include la Crimea, annessa formalmente alla Federazione russa nel 2014. Il libro è rimasto in circolazione in Russia "fino a due mesi fa".

"Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto. Se ci impediscono di pubblicare, e temo che ci arriveremo uno di questi giorni, lavoreremo con partner che ci consentiranno di distribuire i nostri libri a tutta la diaspora russofona". "Ora siamo costretti a spiegarci sulla guerra, ma la vita è più grande e durerà di più. Sono sempre stata filo europea e pronta a battermi per l'indipendenza di tutti. Tutti i libri che pubblico parlano di questo. La posizione di Samokat è chiara, per lo spirito critico, indipendenza, libertà di scelta, l'assenza di frontiere ideologiche che ti impediscono di vedere l'altro", afferma Balakhonova, figlia di un diplomatico sovietico in missione presso le Nazioni Unite a Ginevra che negli anni Settanta si era licenziato per protesta contro le posizioni del suo Paese. La Svizzera non gli aveva concesso di soggiorno. Era tornato in Unione sovietica, dove è stato arrestato, condannato per tradimento. Il carcere e poi l'esilio, fra il 1972 e il 1987. A Irina bambina, allora, nessuno ha mai raccontato la verità. Intorno a lei, le bugie che non vuole sentir raccontare ora.

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