Barack Obama lancia la sfida. Gli Stati Uniti invieranno degli esseri umani su Marte entro il 2030 e li riporteranno sani e salvi sulla Terra. Come già fece John Fitzgerald Kennedy il 25 maggio del 1961, rispondendo alla sfida sovietica per la conquista dello spazio e lanciando la corsa alla Luna, Obama indica la nuova frontiera dell'esplorazione spaziale americana e con essa spera di scrivere un capitolo importante della sua 'legacy'. Il presidente Usa fissa un "chiaro traguardo": L'ambizione non è solo arrivare per primi sul Pianeta Rosso, ma "potere un giorno rimanere lì per un periodo di tempo prolungato".
"Un giorno -scrive il presidente Usa in un editoriale pubblicato sul sito della Cnn - spero di potere issare i miei nipoti sulle spalle. Guarderemo ancora con meraviglia verso le stelle, come hanno fatto gli umani dall'inizio dei tempi. Ma invece di attendere con ansia il ritorno dei nostri intrepidi esploratori, sapremo che grazie alle scelte fatte oggi, saranno andati nello spazio non solo per visitarlo, ma per rimanerci e, facendo questo, per rendere migliori le nostre vite sulla Terra".
Per raggiungere l'obiettivo, aggiunge Obama, sarà necessaria una "continua collaborazione tra governo e innovatori privati". Una collaborazione che avrà inizio nei prossimi anni quando aziende private invieranno i loro astronauti sulla Stazione spaziale internazionale. La Casa Bianca e la Nasa hanno annunciato che sette aziende private hanno ottenuto l'appalto per sviluppare dei sistemi abitativi e in autunno la Nasa darà a queste aziende l'opportunità di aggiungere dei moduli e altri sistemi alla Stazione spaziale internazionale.
Obama aveva già fatto riferimento alla conquista di Marte in un discorso del 2010 al Kennedy Space Center. In quell'occasione, il presidente delineò i tratti di un ambizioso programma spaziale che eventualmente avrebbe portato degli esseri umani a viaggiare su Marte entro "la metà degli anni 2030".