Il Segretario di Stato Usa punta a convincere il governo di Netanyahu a concedere brevi finestre senza attacchi per consentire il rilascio degli ostaggi e la distribuzione degli aiuti
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken sarà oggi 3 novembre in Israele. Una visita che punta a fare pressione sul governo israeliano perché approvi una pausa umanitaria per alleviare le sofferenze della popolazione della Striscia di Gaza e permettere che vengano rilasciati gli ostaggi. Lo anticipa il New York Times citando funzionari della Casa Bianca, secondo l quali Blinken non discuterà di un ''cessate il fuoco'', ma di una serie di brevi finestre senza attacchi per consentire il rilascio degli ostaggi e la distribuzione degli aiuti.
Intanto Israele per bocca del suo ambasciatore Alon Bar fa sapere che "non siamo contrari a 'pause' umanitarie, che consentano l'evacuazione di persone con doppia nazionalità, feriti e bambini e l'ingresso di aiuti umanitari. La tregua, invece, consentirebbe ad Hamas di riorganizzarsi e sarebbe controproducente, riportando morte fra gli israeliani e i palestinesi. Dobbiamo fare tutto il necessario perché sia impedito loro di farlo".
"Abbiamo solo cattive opzioni davanti a noi - ha aggiunto l'ambasciatore - non siamo di fronte a scelte semplici, nessuno potrebbe tollerare un nuovo attacco fra qualche mese, dobbiamo tutelare gli ostaggi e i civili, così come la situazione umanitaria. Non dobbiamo dimenticare la nostra esigenza che un nuovo attacco come quello del 7 ottobre non si verifichi. La violenza è in corso e non crediamo che con un cessate il fuoco non si ripresenti. La capacità di Hamas di colpire Israele deve essere eliminata e non c'è modo diverso da quello che stiamo portando avanti adesso".
L'Italia con il ministro degli Esteri Tajani spinge per una tregua umanitaria. "Lo abbiamo detto in tutte le riunioni: siamo favorevoli a una tregua umanitaria", afferma il titolare della Farnesina. "Siamo favorevoli - ha aggiunto Tajani - affinché ci possano essere delle pause nei combattimenti per poter aiutare la popolazione civile palestinese che nulla ha a che fare con questa guerra".