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Guerra Israele-Hamas, si lavora per una 'pausa umanitaria'

L'ambasciatore israeliano Alon Bar: "Noi siamo favorevoli". Biden: "Sì a pause per liberare ostaggi"

Aiuti umanitari a Gaza - (Afp)
Aiuti umanitari a Gaza - (Afp)
02 novembre 2023 | 13.50
LETTURA: 3 minuti

Lavorare affinché nella guerra tra Israele e Hamas ci siano delle pause umanitarie. Sembra questa la strada intrapresa dalla diplomazia, ipotesi che - a differenza di una tregua - potrebbe ricevere il via libera del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Israele da oltre 3 settimane colpisce la Striscia di Gaza con raid sistematici, senza soluzione di continuità. Da oltre una settimana, poi, le operazioni di terra si susseguono con intensità crescente. La situazione nella Striscia è disperata: cibo, acqua e farmaci dipendono in parte dagli aiuti che arrivano a singhiozzo dal valico egiziano di Rafah. Ieri, centinaia di persone con doppio passaporto hanno lasciato Gaza insieme al primo gruppo di feriti.

"Non siamo contrari a 'pause' umanitarie, che consentano l'evacuazione di persone con doppia nazionalità, feriti e bambini e l'ingresso di aiuti umanitari. La tregua, invece, consentirebbe ad Hamas di riorganizzarsi e sarebbe controproducente, riportando morte fra gli israeliani e i palestinesi. Dobbiamo fare tutto il necessario perché sia impedito loro di farlo", ha detto l'ambasciatore israeliano Alon Bar a Start Sky Tg24.

"Abbiamo solo cattive opzioni davanti a noi - ha aggiunto l'ambasciatore - non siamo di fronte a scelte semplici, nessuno potrebbe tollerare un nuovo attacco fra qualche mese, dobbiamo tutelare gli ostaggi e i civili, così come la situazione umanitaria. Non dobbiamo dimenticare la nostra esigenza che un nuovo attacco come quello del 7 ottobre non si verifichi. La violenza è in corso e non crediamo che con un cessate il fuoco non si ripresenti. La capacità di Hamas di colpire Israele deve essere eliminata e non c'è modo diverso da quello che stiamo portando avanti adesso".

Biden contestato da chi chiede cessate fuoco: "Sì a pause per liberare ostaggi"

Il presidente Usa Joe Biden è stato accolto in Minnesota dalle proteste della locale comunità islamica, e non solo, che contesta il sostegno incondizionato del Paese a Israele. Proteste che si sono registrate anche durante uno dei comizi di Biden, che rispondendo ad una dimostrante che ha interrotto i suo discorso per chiedere il cessate il fuoco, si è detto d'accordo con il fatto che "una pausa sia necessaria" nel conflitto tra Israele e Hamas. "Una pausa significherebbe dare del tempo per far uscire i prigionieri", ha aggiunto però, riferendosi agli ostaggi, prendendo quindi le distanze da chi, all'interno del partito democratico continua a chiedere all'amministrazione di sostenere l'immediata cessazione delle ostilità.

Una richiesta fatta durante il comizio da una leader della comunità ebraica locale: "Signor presidente, lei ha a cuore il popolo ebraico, come rabbino, io le chiedo di invocare subito il cessate il fuoco", ha detto Jessica Rosenberg, che, anche dopo essere stata messa a tacere dalla folla, ha insistito: "vorrei che lei rispondesse alla mia domanda".

A questo punto Biden si è espresso in favore delle "pause", tenendosi lontano dal termine cessate il fuoco: "Questo è incredibilmente complicato per Israele - ha aggiunto - posso comprendere a pieno le emozioni dalla parte palestinese e dalla parte ebraica della questione".

Già in precedenza la Casa Bianca aveva fatto sapere che avrebbe sostenuto ''pause umanitarie'' nella guerra tra Israele e Hamas per Gaza. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, si tratta di ''pause sul campo di battaglia localizzate, temporanee e specifiche in modo che l'assistenza umanitaria arrivi alla popolazione che ne ha bisogno o che le persone possano lasciare la zona in relativa sicurezza''.

Kirby aveva sottolineato che ''pensiamo che sia un'idea da esplorare'' e che le pause potrebbero durare ''ore'' o ''giorni''. Kirby ha spiegato che non si riferisce al ''cessate il fuoco'' chiesto dal Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e da diversi governi.

Di "tregua umanitaria"ha parlato anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "Siamo favorevoli affinché ci possano essere delle pause nei combattimenti per poter aiutare la popolazione civile palestinese che nulla ha a che fare con questa guerra".

Nei giorni scorsi anche l'Unione europea si era espressa al riguardo. "Nell’Unione europea cresce il sostegno a una pausa umanitaria per consentire la consegna di aiuti a Gaza, in linea con la nostra discussione al Consiglio Affari Esteri di lunedì. Tutte le vite dei civili hanno lo stesso valore e tutte devono essere protette", ha detto via social l'Alto Rappresentante Josep Borrell.

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