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Israele, militari: distrutta rete di tunnel Hamas sotto ospedale Shifa di Gaza

Palestinesi via da Gaza? Media: governo israeliano in trattativa con Congo e altri Paesi

(Afp)
(Afp)
03 gennaio 2024 | 17.42
LETTURA: 3 minuti

L'esercito israeliano ha annunciato di aver completamente distrutto la rete di tunnel costruita da Hamas sotto l'ospedale Shifa di Gaza city. I tunnel sono stati fatti esplodere senza danneggiare la sovrastante struttura dell'ospedale, il più grande della Striscia, afferma l'Idf.

Secondo l'esercito, che ha diffuso un video a 360 gradi per mostrare la rete sotterranea, i tunnel che si diramavano dall'ospedale erano lunghi circa 250 metri e raggiungevano diversi siti utilizzati nell'area da Hamas.

Palestinesi via da Gaza?

"Il reinsediamento 'volontario' dei palestinesi da Gaza sta lentamente diventando una politica ufficiale del governo israeliano". Lo sostiene il Times of Israel, secondo cui la coalizione del premier Benjamin Netanyahu starebbe portando avanti trattative in gran segreto con il Congo e altri Paesi per accogliere migliaia di immigrati da Gaza. "Il Congo sarà disponibile ad accogliere migranti e siamo in trattative con altri", ha suggerito al giornale una fonte dal gabinetto di sicurezza.

Lunedì scorso, Netanyahu aveva annunciato a una riunione del Likud di star lavorando per facilitare la migrazione volontaria degli abitanti di Gaza verso altri Paesi. “Il nostro problema è trovare Paesi disposti ad assorbire gli abitanti di Gaza, e ci stiamo lavorando”, aveva dichiarato. Il premier rincarava così la dose del deputato Likud Danny Danon, per cui “il mondo stava già discutendo le possibilità dell’immigrazione volontaria”, sebbene l’idea sia, almeno a parole, categoricamente respinta dalla comunità internazionale. I partiti di estrema destra, il Partito Sionista Religioso e Otzma Yehudit, guidati rispettivamente dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, sono i più grandi sostenitori dei piani di migrazione.

Martedì, il Dipartimento di Stato americano ha rimproverato Smotrich e Ben Gvir per aver sostenuto il reinsediamento dei palestinesi fuori Gaza, definendo la loro retorica "infiammatoria e irresponsabile". Mercoledì Smotrich ha respinto i commenti, sostenendo che oltre il 70% degli israeliani sostiene l’idea di "incoraggiare l’immigrazione volontaria" perché "due milioni di persone a Gaza si svegliano ogni mattina con il desiderio di distruggere lo Stato di Israele". L’ufficio di Netanyahu ha rilasciato in passato dichiarazioni in cui insisteva pubblicamente sul fatto che Smotrich e Ben Gvir non rappresentino la politica del governo sulla questione, nonostante i suoi stessi commenti della scorsa settimana a sostegno di un trasferimento di popolazione. Anche diversi ministri e legislatori del Likud si sono esposti in favore.

Martedì, il ministro dell’Intelligence Gila Gamliel aveva detto al Times of Israel che "la migrazione volontaria è il programma migliore e più realistico per il giorno successivo alla fine dei combattimenti". Inoltre, durante una conferenza tenutasi alla Knesset per esaminare le possibilità per la Gaza del dopoguerra, Gamliel aveva dichiarato: “Alla fine della guerra, il governo di Hamas crollerà. Non esistono autorità comunali; la popolazione civile dipenderà interamente dagli aiuti umanitari. Non ci sarà lavoro e il 60% dei terreni agricoli di Gaza diventeranno zone cuscinetto di sicurezza”.

A novembre, aveva pubblicato un editoriale sul Wall Street Journal in cui illustrava per la prima volta il piano per l’immigrazione palestinese, chiedendo che “i Paesi di tutto il mondo accettino un numero limitato di migranti”.

La condanna di Borrell

In un post su X l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha condannato "fermamente le dichiarazioni provocatorie e irresponsabili dei ministri israeliani Ben Gvir e Smotrich che diffamano il popolo palestinese di Gaza e sollecitano un piano per l'emigrazione. Gli spostamenti forzati sono severamente vietati in quanto grave violazione del diritto internazionale umanitario e le parole contano".

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