Pechino sottolinea: "Onu va rafforzata, Palestina diventi membro ufficiale". Nyt: "Calano speranze tregua prima del Ramadan"
''La guerra che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza è una vergogna per la civiltà''. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi nel corso di una conferenza stampa a Pechino, affermando che ''la comunità internazionale deve agire con urgenza e dare la massima priorità al raggiungimento di un cessate il fuoco immediato e alla cessazione delle ostilità''. Il capo della diplomazia di Pechino ha quindi aggiunto che ''garantire gli aiuti umanitari è una responsabilità morale urgente''.
"Pechino - ha poi aggiunto Wang Yi - sostiene che la Palestina debba diventare un membro ufficiale e a pieno titolo delle Nazioni Unite" e ''il ruolo delle Nazioni Unite va rafforzato e non indebolito, il suo status deve essere sostenuto, non sostituito''. Allo stesso tempo, Wang ha aggiunto che ''le Nazioni Unite vanno riformate e migliorate per rispondere alla nuova realtà e allo sviluppo internazionale politico ed economico'', promettendo poi il contributo cinese in merito.
Il capo della diplomazia cinese è poi tornato sulla causa palestinese affermando che ''il disastro di Gaza ricorda ancora una volta al mondo che non è più possibile ignorare che i Territori palestinesi sono occupati da molto tempo''.
Si stanno affievolendo le speranze di raggiungere un accordo per un cessate il fuoco tra Hamas e Israele prima del Ramadan. Lo scrive il New York Times citando fonti vicine ai colloqui mediati dall'Egitto e dal Qatar.
E non si fermano i bombardamenti dell'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza, dove ormai oltre 30.800 persone sono state uccise e 72.298 ferite dal 7 ottobre. Nelle ultime 24 ore, ha affermato il ministero della Sanità palestinese, gli attacchi israeliani a Gaza hanno ucciso 83 persone e ne hanno ferite 142.
Secondo le informazioni raccolte dall'agenzia di stampa palestinese Maan, almeno 17 persone sono state uccise negli attacchi contro due case nella città di Deir al-Balah e nell'adiacente campo profughi di Nuseirat, bombardamenti che hanno causato anche numerosi feriti. Altri sei palestinesi sono morti in un bombardamento intorno alla moschea Al Salah, situata a Jabalia, mentre un altro ancora è morto in un attacco aereo intorno all'aeroporto distrutto di Gaza City. Ci sono inoltre informazioni su numerose vittime in attacchi separati a Nuseirat, a Gaza City e a sud di Deir al Balá, anche se per ora non è disponibile un bilancio su morti e feriti. L'esercito israeliano ha indicato nel suo bilancio delle ultime 24 ore di aver effettuato operazioni contro "diverse infrastrutture terroristiche" nel quartiere di Hamad, a Khan Younis, dove ha affermato di aver arrestato ieri 250 sospetti terroristi membri di Hamas e della Jihad islamica.
Il ministero degli Esteri del Qatar ha condannato “nei termini più forti” i piani di Israele di costruire 3.500 nuove unità abitative in Cisgiordania. In un comunicato stampa, il ministero ha affermato che gli sforzi di Israele per “giudaizzare ampie parti della Cisgiordania” costituiscono una “flagrante violazione del diritto internazionale” e minano una potenziale soluzione a due Stati. Ha invitato la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché interrompa le sue politiche di insediamento.
Il governo israeliano ha accusato il Sudafrica di essere il "braccio legale" di Hamas e di cercare di "proteggerlo" con la sua ultima petizione davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ), dove si chiedono misure atte a contenere la "carestia generalizzata" nella Striscia di Gaza. "Il Sudafrica - scrive il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat su X - continua ad agire come braccio legale di Hamas nel tentativo di minare il diritto intrinseco di Israele di difendere se stesso e i suoi cittadini e di arrivare alla liberazione di tutti gli ostaggi. Le ripetute richieste di misure provvisorie avanzate dal Sudafrica per aiutare Hamas sono l'ennesimo cinico sfruttamento della Corte internazionale di giustizia dell'Aia, che ha già respinto due volte i tentativi infondati di negare a Israele il diritto e l'obbligo all'autodifesa". "Israele - prosegue - agisce e continuerà ad agire in conformità con il diritto internazionale, anche facilitando gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, indipendentemente da qualsiasi procedimento legale. Chiediamo alla Corte internazionale di giustizia di respingere categoricamente la nuova richiesta dei rappresentanti di Hamas", conclude il post.
L'Idf ha colpito due siti dell'esercito siriano nel sud della Siria dopo il lancio di due razzi dal Paese verso le alture di Golan. Secondo il sito di notizie siriano Daraa 24, gli attacchi israeliani hanno preso di mira siti vicino a Jasim, a circa 10 km dal confine israelo-siriano.
Gli Stati Uniti potrebbero impedire a Israele di usare armi americane in un'offensiva pianificata nella città di Rafah, nel sud di Gaza. Lo scrive il Washington Post, precisando che il presidente americano Joe Biden e altri funzionari “non hanno preso alcuna decisione sull'imposizione di una condizione legata all'uso delle armi made in Usa. Ma il fatto stesso che i funzionari sembrino discutere di questo passo estremo dimostra la crescente preoccupazione dell’amministrazione per la crisi a Gaza”.
“Se Israele lanciasse un’offensiva a Rafah senza proteggere adeguatamente la popolazione civile sfollata, ciò potrebbe far precipitare una crisi senza precedenti nelle relazioni Usa-Israele, coinvolgendo anche le forniture di armi”, ha affermato l’ex ambasciatore americano in Israele Martin Indyk. L’articolo afferma inoltre che gli Stati Uniti sembrano aver accantonato le speranze di un’iniziativa diplomatica che abbini la normalizzazione saudita con un percorso verso uno Stato palestinese.
"Dietro la crescente tensione con Netanyahu c'è la sensazione di Biden che Israele non abbia ascoltato gli avvertimenti e i consigli degli Stati Uniti e che il rapporto con gli Usa sia una strada a senso unico", scrive il Washington Post. “L'amministrazione ritiene infatti di sostenere gli interessi israeliani, a un costo politico considerevole in patria e all'estero, mentre Netanyahu non risponde alle richieste americane. Israele sostiene che qualsiasi spazio tra la politica statunitense e quella israeliana avvantaggia solo Hamas. Ma Israele non scende a compromessi per ridurre questo divario”.