Alla vigilia della ripresa dei negoziati per un accordo completo sul programma di Teheran, la ex ministro degli Esteri rilancia il suo appello alle parti per il raggiungimento di una intesa in tempo per la scadenza del 24.
L'aumento di casi "importanti" e "comunque inaccettabili" di violazioni dei diritti umani in Iran, con l'aumento delle esecuzioni e il peggioramento delle condizioni delle donne denunciati a fine ottobre dal relatore dell'Onu Ahmed Shaheed, può essere considerato come il segno della resistenza dei conservatori, concentrati nel sistema giudiziario, al raggiungimento di un accordo completo sul programma nucleare di Teheran in tempo per la scadenza del 24 di questo mese. Come spiega l'ex ministro degli esteri Emma Bonino all'Adnkronos alla vigilia dell'inizio, domani in Oman, dei nuovi colloqui fra i ministri degli esteri dei paesi negoziatori del gruppo EU3+3 (Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Cina) e l'Iran, "c'è chi, non a torto, legge le dinamiche del mondo politico iraniano, complesso come quello di qualunque altro paese, come un avvertimento dell'ala più conservatrice del regime: non si fanno accordi".
Bonino, prima ministro degli esteri italiano a tornare a Teheran dopo dieci anni lo scorso dicembre, rientrata da poco da una missione in Iran con una delegazione di studiosi europei e arabi occasione per discutere in modo informale dei temi dell'energia e delle questioni regionali, non nasconde il timore che il tavolo salti anche in questa occasione, come accadde nel 2005-2006, quando sia a Teheran che a Washington "ci furono reazioni quasi uguali" a quelle di questi mesi. In questo senso, "non aiutano" i risultati delle elezioni di midterm negli Stati Uniti, così come non aiuta la posizione di parte del mondo arabo sunnita e quella di Israele, spiega.
La Bonino lo ha scritto insieme all'ex negoziatore Ue Javier Solana e altre cinque personalità politiche europee in un appello alle parti perché sia colta questa occasione per definire una intesa: "l'accordo è davvero a portata di mano", "L'Iran e gli EU3+3 non sono mai stati così vicini alla conclusione di un accordo sul nucleare", "un'opportunità come questa potrebbe non ripresentarsi mai più".
"Le questioni tecniche sono chiare, il problema è quello di capire se c'è la possibilità politica di fare un passo avanti nella consapevolezza che è molto meglio un sistema con monitoraggio che non una situazione tipo quella di Pakistan, India e Corea del Nord, senza alcun monitoriaggio", sottolinea Bonino, che nell'appello pubblicato aveva sottolineato come il raggiungimento di un accordo finale sul nucleare "diffonderebbe fiducia e creerebbe quello spazio politico necessario agli europei per coinvolgere nuovamente l'Iran in quell'importante e tuttora estremamente necessario, dialogo sui diritti umani che era presente in passato".