Verona, 15 Aprile 2020. L’emergenza sanitaria correlata al coronavirus sta rappresentando uno spartiacque in relazione al trend delle esportazioni nel mercato del vino: prima della pandemia di Covid-19 stava facendo registrare numeri molto positivi, ed è per questo motivo che la speranza condivisa degli operatori del settore è quella di ripartire a gonfie vele il più presto possibile, non appena sarà ripristinata una situazione di normalità.
Il successo dell’Amarone della Valpolicella
L’Amarone della Valpolicella era uno dei vini che mettevano in mostra i numeri più convincenti: oggetto del desiderio di un gran numero di intenditori, esperti o semplici appassionati di vino, questo vino passito secco ha alle spalle una storia che sconfina nella leggenda. Si racconta, infatti, che il procedimento che ha contribuito ad aumentare la celebrità dell’Amarone sia stato originato da un errore: sembra che nel 1936 un certo Adelino Lucchese, ai tempi capocantina della Cantina Sociale Valpolicella, abbia bevuto da una botte di Recioto che era stata scordata in cantina del vino che, per il suo sapore, fu subito ribattezzato Amarone. In effetti, la differenza più significativa tra il Recioto e l’Amarone va individuata nel fatto che nel primo caso la trasformazione in alcol degli zuccheri nel corso della fermentazione viene bloccata, al fine di ottenere un vino dolce; nel secondo caso, invece, la fermentazione viene lasciata proseguire, ed è così che si genera un vino rosso secco elegante, complesso e strutturato.
L’Amarone nella cultura popolare
L’Amarone viene citato in un romanzo conosciuto in tutto il mondo: si tratta de “Il silenzio degli innocenti”, di Thomas Harris. Proprio la storia che vede come protagonista Hannibal Lecter, poi impersonato al cinema da Anthony Hopkins. Ebbene, mentre sul grande schermo il pasto a base di fegato umano viene accompagnato da un bicchiere di Chianti, nel libro originale Hannibal pasteggia con un sorso di Amarone. Tuttavia i produttori cinematografici ritennero fosse più opportuno parlare di Chianti, un nome più noto in tutto il mondo e che viene collegato in modo istantaneo alla tradizione del vino nel nostro Paese.
La storia dell’Amarone
Il Recioto, da cui l’Amarone proviene, è un vino dalla tradizione decisamente antica. Lo stesso non si può dire per l’Amarone della Valpolicella, le cui origini – invece – sono molto più recenti. È noto, infatti, che i primi esemplari si ritrovano nei primi anni del secolo scorso; tuttavia risalgono solo alla fine degli anni ’30 le prime etichette, e occorre aspettare addirittura fino al 1953 per la vendita ufficiale. Altri step importanti sono quelli del riconoscimento della Doc, che è avvenuto nel 1968, e del riconoscimento della Docg, di cui quest’anno si festeggia il decimo anniversario.
Come si produce l’Amarone
Per l’appassimento delle uve che vengono usate per la produzione di Amarone si adottano le cosiddette arelle, dei graticci che di solito sono realizzati in bambù ma che possono essere costituiti anche da materiali differenti. È necessario che l’appassimento si prolunghi fino al mese di gennaio seguente alla vendemmia, ma non mancano i produttori che decidono di optare per un appassimento ancora più esteso. I grappoli non devono essere sovrapposti e vanno collocati nello stesso verso; inoltre è indispensabile che non siano eccessivamente compatti, in modo che sia garantito il giusto passaggio di aria.
Quali uve si usano per l’Amarone
Secondo la modifica più recente al disciplinare, che risale al 2011, l’utilizzo di uva corvina veronese deve essere compreso tra il 45 e il 95%; essa può essere sostituita, fino a un limite del 50%, da corvinone. Per realizzare l’Amarone si ricorre a un blend di uve a bacca scura che sono caratteristiche del territorio della Valpolicella: oltre all’uva corvina veronese ci sono la rondinella, in un quantitativo compreso tra il 5 e il 30%, e altri vitigni a bacca scura, in percentuale inferiore.
L’Amarone della Valpolicella di Igino Accordini
Nel novero delle etichette di Amarone della Valpolicella che esportano questo vino nel resto del mondo merita di essere menzionata di sicuro Igino Accordini, che vanta numeri di tutto rispetto nelle transazioni con la Cina. In effetti è da ormai una quindicina di anni che l’Amarone della Valpolicella riscuote un successo davvero notevole sul mercato cinese: una tendenza che, evidentemente, non è il frutto di una moda istantanea, ma – al contrario – il risultato di una relazione che è stata sviluppata e che si è consolidata nel corso degli anni. Il che rappresenta un traguardo di prestigio, soprattutto se si considera che a Pechino e dintorni non esiste una tradizione vera e propria per il vino: anzi, le bevande alcoliche vengono considerate come prodotti secondari.
Dopo il coronavirus: uno sguardo verso il futuro
La campagna e il ritmo della natura non si fanno condizionare dal coronavirus: in effetti la potatura e le altre operazioni di stagione che si svolgono tra i filari proseguono senza interruzioni, anche se – come è giusto che sia – con tutte le precauzioni del caso necessarie a tutelare l’incolumità e la salute di chi deve lavorare. Dalla campagna alla cantina, poi, il discorso non è molto diverso, specialmente per operazioni come i rimontaggi e i travasi. Nel momento in cui l’emergenza sarà conclusa, il mercato del vino dovrà essere pronto a riprendere la marcia iniziale. Se in questo momento le degustazioni sono ferme, così come le visite in cantina e tutte le altre attività delle strutture ricettive, prima o poi si riprenderanno i ritmi di prima.
Le speranze per l’avvenire
Per il momento il settore non può fare altro che vivere alla giornata, vista la situazione critica con cui si ha a che fare. I lavori di ufficio sono stati ridotti al minimo, cosa che non si poteva fare con i lavori di campagna: in ogni caso quello che si prospetta è un danno piuttosto significativo dal punto di vista economico. In effetti, ormai non è più solo l’Italia a essere ferma, perché anche nel resto del mondo la pandemia ha portato al lockdown. I dati delle vendite, tanto per la grande distribuzione organizzata quanto per l’horeca, sono in ribasso: per questo ci si attende un aiuto anche dalle banche.
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