Il ministro del Lavoro: "Revoco i finanziamenti se non manterrà gli impegni presi". L'azienda: "Non chiudiamo il sito di Napoli, si cerca una soluzione"
"E' finita l’epoca in cui le multinazionali firmano accordi, prendono i soldi dallo Stato e poi fanno quello che vogliono. Le aziende, gli imprenditori e i lavoratori italiani meritano rispetto. Revoco i finanziamenti alla Whirlpool se non manterrà gli impegni presi". Così in un post su Facebook il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, mentre nel video firma gli atti di indirizzo per gli uffici del ministero del Lavoro, dello Sviluppo economico e Invitalia per "revocare i soldi degli italiani che sono stati dati a Whirlpool" perché la multinazionale "non ha tenuto fede agli accordi sottoscritti". Mercoledì, aggiunge Di Maio, "quando verranno al tavolo spero possano venire a più miti consigli perché qui è finita l'epoca del Bengodi dove si faceva quello che si vuole". Già in mattinata, in un'intervista a Rtl 102.5, Di Maio aveva comunicato che oggi avrebbe firmato "la direttiva che revoca incentivi all'azienda per 15 milioni di euro". A stretto giro la replica della multinazionale che "con rammarico" ha preso atto della dichiarazione del ministro "di voler revocare gli incentivi concessi e di bloccare il pagamento su quelli richiesti, pur non avendo l’Azienda mai proceduto ad alcuna disdetta dell’accordo siglato". "In linea con il Piano Industriale firmato lo scorso ottobre, l’Azienda non intende procedere alla chiusura del sito di Napoli, ma è impegnata a trovare una soluzione che garantisca la continuità industriale e i massimi livelli occupazionali del sito", ha ribadito il gruppo nella nota "riconfermando la centralità dell’Italia e la volontà di continuare a lavorare con tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione condivisa".
VERTICE - Nell'intervista a Rtl Di Maio è tornato a parlare anche del vertice di ieri sera a Palazzo Chigi. Dopo la riunione "c'è tregua" ma "per lavorare per gli italiani, non c'è tregua se si decide di continuare a vivacchiare" ha messo in chiaro, confermando che l'incontro "è andato bene. Ci siamo dati degli obiettivi che sono la riduzione delle tasse e il salario minimo". Ed ha avvertito: "Nessuno riuscirà mai a mettermi contro il presidente del Consiglio che ha sempre portato avanti le battaglie alla Commissione europea. Non mi interessa andare allo scontro". "Per me - ha ribadito il vicepremier - di manovre correttive non se ne deve neanche parlare".
PROCEDURA INFRAZIONE - "Noi - ha scandito Di Maio a proposito del negoziato con l'Ue e il rischio di procedura d'infrazione - dobbiamo essere forti delle nostre convinzioni, siamo un Paese che può pretendere più rispetto in Europa. L'obiettivo è di fare una legge di bilancio, a dicembre, che sia in grado di aumentare gli stipendi e abbassare le tasse. L'obiettivo non è andare contro l'Ue, ci vuole un dialogo, e posizioni forti. Per noi di manovrina non si deve nemmeno parlare". Quanto ai minibot, "l'obiettivo è ripagare le aziende che hanno crediti con la Pubblica amministrazione, che poi si chiamino minibot o miniLuigi non cambia niente. L’importante è che si paghino i soldi che le aziende devono avere dallo Stato e che non stanno avendo".
M5S - Poi il Movimento Cinque Stelle. "Così com'è, così come non è strutturato e organizzato, non può andare avanti, serve un radicale cambiamento alla sua struttura organizzativa - ha sottolineato - Non è più rinviabile il processo di riorganizzazione interna". "E' bello dire: decide il capo politico. Ma quando le cose non vanno bene, l'unico destinatario" delle critiche "sono io", ha lamentato il vicepremier. "Sono 6 anni che è sempre colpa di Di Maio... La prendo con filosofia, ora serve un radicale cambiamento all'organizzazione del Movimento". "Dobbiamo avere referenti regionali e nazionali per temi che cominciano a far funzionare meglio il Movimento sul territorio e soprattutto con gente che si prende responsabilità" ha aggiunto Di Maio, anche perché "io sono sempre disponibile a prendermi tutte le responsabilità ma adesso anche basta".