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Vitrociset, il piano Di Murro: Mario Mori presidente

Vitrociset, il piano Di Murro: Mario Mori presidente
17 novembre 2017 | 13.09
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Mario Mori presidente e Luca D'Amato amministratore delegato. Con Silvano Moffa, Antonio Baldassarre, Domenico Esposito e Giuliano Mari a completare il board. E' il futuro cda di Vitrociset, secondo una bozza di progetto industriale 2017/2020 ai fini della procedura Golden Power, di settembre scorso, che l'Adnkronos ha potuto consultare. Un consiglio di amministrazione, quello ipotizzato dall'imprenditore Antonio Di Murro, in cui spiccano il nome del generale ex capo dei Ros Mori, quello dell'ex presidente della provincia di Roma Moffa, quello dell'ex presidente Rai Baldassarre.

L'imprenditore ha comunicato di aver acquisto da Croce International la totalità di Ciset, società che controlla il 98,5% di Vitrociset. Anche se Camilla Crociani di Borbone, la venditrice, ha puntualizzato che "ad oggi, non è stata perfezionata alcuna operazione di cessione”. L'ultima parola spetta comunque al Governo, che dovrà decidere se esercitare, e in quale forma, i poteri del Golden Power.

Ad acquisire il 100% di Ciset (che detiene il 98,54% di Vitrociset) è la Samami sas, società di diritto italiano con socio accomandatario Di Murro, con sede legale a Colleferro. L'investitore italiano, come più volte specificato, indica "obiettivi di sviluppo e indirizzo orientati nel lungo periodo, lontani da meri intenti speculativi, bensì fortemente interessato a sviluppare realtà industriali italiane". L'intezione è quella di "avviare un positivo percorso di riorganizzazione e riassetto sia interno sia esterno, tale da consentire un diverso posizionamento nel mercato domestico, ove solitamente opera, e in quello internazionale, in ulteriore sviluppo".

Obiettivo del progetto di sviluppo è quello di "garantire una continuità storica aziendale, lungo gli assets strategici della difesa e della sicurezza, sia civile che professionale, in assoluta coerenza con i piani di sviluppo nazionale senza interferire con attività delle industrie di Stato di settore ma anzi salvaguardandoli in un quadro strategico di tutela degli interessi nazionali.

Un passaggio del piano è dedicato all'esigenza di continuità. "L'azione strategica della nuova proprietà, anche in considerazione dell'attività svolta nella fase di pre-acquisizione dell'azienda, intende agire in assoluta continuità operativa e strategica con l'attuale gestione aziendale, evitando in tale modo, il verificarsi di shock gestionali che potrebbero, in considerazione delle particolarità e delicatezze del mercato in cui la stessa opera, determinare evidenti e notevoli disservizi operativi", si legge nel documento.

La galassia Di Murro - Poche informazioni, pochissime tracce lasciate sulla stampa e sulla rete e qualche spia che segnala una certa tendenza a trovarsi in contingenze economiche tutt’altro che positive. E' il quadro che emerge da una ricognizione dell'Adnkronos sulla storia di Antonio Di Murro. Tre i protesti che risultano a carico di Di Murro al 14 novembre 2017. Due iscritti il 5 febbraio 2016 e uno l'8 marzo 2016, riguardano assegni scoperti o legati a un conto già chiuso per 110mila, 7mila e 1500 euro. Tra i documenti che è stato possibile consultare anche una autocertificazione, scritta a penna, con cui si attesta il rilascio di assegni circolari Unicredit dal Tribunale di Velletri, datata 22 marzo 2016, presumibilmente legata agli stessi assegni.

Passando alle partecipazioni nelle società, il quadro resta piuttosto complicato. Di Murro è azionista di maggioranza e amministratore unico, dal 12 aprile 2017, della Fg Tecnopolo Holding. L'ultimo bilancio disponibile, quello del 2015, evidenzia una perdita di 243.460 euro, un fatturato di 507.865 euro e un totale dell'attivo di 8.677.528 euro. L'ingresso di Di Murro nella compagine sociale risale a metà 2016, in un momento difficile per Fgt sia dal punto di vista finanziario che operativo. E, secondo quanto riferiscono alcune fonti, gli investimenti promessi non sono stati realizzati. Peraltro, il bilancio 2016 non risulta depositato sia per Fg Tecnopolo Holding sia per Fg Tecnopolo (controllata al 100% dalla holding), che ha chiuso il 2015 con una perdita di 1,06 mln.

Altro elemento sensibile, il fallimento della società Space Italia, con provvedimento del 15 giugno 2017, di cui erano azionisti Flammini Group e la stessa Fg Tecnopolo Holding. Altro fallimento legato a Di Murro, quello della Mediacom Digital Evolution Srl, di cui è presidente dal 7 ottobre 2016. La società è in fallimento dal 17 marzo 2017. A chiudere il cerchio la Compagnia del progetto, partecipata al 42% da Fg Tecnopolo, società attualmente in procedura di scioglimento. Sia Fgt Holding sia Fgt farebbero registrare, peraltro, debiti scaduti e non pagati superiori alla soglia sensibile, ai sensi dell’art. 15 della legge fallimentare, di 30mila euro. Stando al bilancio 2015 e alla nota integrativa, ci sono debiti nello stato patrimoniale per 3,89 mln, di cui 736mila euro in scadenza nell'esercizio 2015. Si tratta di debiti che, allo stato attuale, sarebbero quindi scaduti.

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