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Recovery, la chimica Giulia Bignami: "L'Italia investa in giovani e ricerca"

La ricercatrice clinica all'Adnkronos: "La scienza salva vite umane e sostiene le economie. Oggi vivo a Edimburgo ma non sono un 'cervello in fuga', mi sento 'un cervello cacciato via'".

Giulia Bignami, chimica e ricercatrice clinica a Edimburgo (Foto Dino Sidoti)
Giulia Bignami, chimica e ricercatrice clinica a Edimburgo (Foto Dino Sidoti)
01 aprile 2021 | 18.54
LETTURA: 2 minuti

I 209 miliardi di euro in arrivo dall'Ue "dovrebbero in gran parte essere puntati dall'Italia sulla ricerca scientifica che ha dimostrato in questa pandemia che salva vite umane e sostiene lo sviluppo delle economie". A rilevarlo è la scienziata italiana Giulia Bignami, chimica e ricercatrice clinica a Edimburgo, in Scozia, intervistata dall'Adnkronos in vista del Recovery Plan - Next Generation Eu e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). "Sono assolutamente certa - a prescindere da tutta la dinamica politica - che il presidente Mario Draghi a Palazzo Chigi sia un'assicurazione per l'Italia nella gestione dell'enorme quantità di soldi europei in arrivo nel nostro Paese" sottolinea Bignami, autrice del libro "La zattera astronomica" (ed. Baldini+Castoldi) appena uscito nelle librerie italiane. "Negli anni precedenti la pandemia -osserva ancora - la ricerca scientifica ha salvato vite umane senza essere sotto i riflettori, come fosse nell'ombra" mentre adesso con il Covid-19 "é stato dimostrato in modo lampanate il lavoro della scienza: le cure, i vaccini. E si dovrebbe sfruttare anche l'onda positiva dell'opinione pubblica per non perdere un'occasione strategica, per investire di più nella ricerca e nei giovani ricercatori italiani".

Un tasto delicato per la chimica italiana trasferitasi in Scozia. Milanese, classe 1990, Giulia Bignami sottolinea infatti che "in Italia si parla tanto di 'fuga dei cervelli' ma in verità io mi considero 'un cervello spedito via, cacciato via' dal mio Paese perché al momento della scelta del mio dottorato mi è stato fatto capire, e anche chiaramente, che nel nostro Paese non avrei avuto la stessa possibilità che avrei avuto all'estero. Ed è stato così". Il ricordo della giovane chimica italiana va anche oltre l'ultimo gradino della formazione accademica. "Anche dopo il dottorato, quando ho considerato la possibilità di ritornare in Italia, l'accoglienza del mio Paese non è stata delle migliori. Quindi no: non mi considero un 'cervello in fuga' ma 'un cervello cacciato via' e -scandisce- spero che con i fondi del Recovery il mio Paese investa di più nei giovani ricercatori". Poi Giulia rileva "un paradosso" comune a tanti giovani 'cervelli' italiani: "L'istruzione pubblica ha fatto su di me un grosso investimento, mi ha pagato per anni gli studi, fino alla fine della laurea, ma poi sono dovuta andare all'estero per realizzarmi. E d quindi è stato fuori dal mio Paese che ho esportato gli investimenti nella mia formazione".

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