Italiani favorevoli ad incrementare il nucleare, ma chiedono più informazioni
Il dibattito sull'opportunità di incrementare la produzione di energia nucleare si è riacceso di recente nel nostro Paese. E se dal punto di vista delle istituzioni e dei partiti politici si assiste al contradditorio tra scettici e sostenitori dell'energia nucleare, gli italiani cosa ne pensano? A rispondere al quesito ci ha pensato un sondaggio SWG per iWeek, secondo cui oltre la metà dei cittadini (51%) si dichiara favorevole all'energia atomica. Di questi, il 24% afferma di essere “sicuramente a favore”, il 27% “probabilmente a favore”. Gli oppositori dell'energia nucleare si attestano invece al 26%, dei quali il 16% è fermamente contrario, il 10% lo è in maniera meno decisa. Dal sondaggio emerge che tra i più favorevoli, il 62% sono uomini, il 58% hanno meno di 34 anni, il 55% sono residenti nelle regioni di Nord-Ovest. Tra i più contrari, invece, vi sono i residenti nelle grandi città (32%) le donne (31%), i residenti al Sud e nelle Isole (30%).
Il sondaggio SWG affronta anche tematiche più tecniche entrando nello specifico delle diverse tipologie di tecnologie nucleari. In questo senso, emerge il fatto che gli italiani ritengono nel 71% dei casi che i reattori di grandi dimensioni (di terza e quarta generazione) siano sicuri quanto i reattori small (SMR) e AMR e solo poco meno sicuri dei reattori micro (MR), considerati sicuri dal 75% del campione. Per quanto riguarda la percezione degli italiani sull'impatto ambientale dei reattori, le differenze aumentano leggermente tra una tecnologia e l'altra. Se infatti i reattori di grande taglia vengono considerati a zero emissioni dal 68%, quelli SMR e AMR lo sono per il 72% degli intervistati, mentre gli MR sono green per il 73%. L'incertezza aumenta invece in tema di informazione sulla disponibilità o meno dell'energia nucleare di nuova generazione. Gli SMR vengono considerati immediatamente disponibili dal 68% degli italiani, ma in realtà sono disonibili solo a livello di produzione, ma non ancora ultimati e dunque non in funzione. I micro reattori vengono considerati già disponibili dal 56%, un dato inferiore anche rispetto ai grandi reattori di terza e quarta generazione immeditamente disponibili per il 64% del campione. Analizzando questi dati, appare evidente come le informazioni sulle nuove tecnologie nucleari siano ancora piuttosto scarse o quanto meno incomplete e frammentarie. Al contrario, trattandosi di un capitolo fondamentale anche in quanto opzione in chiave decarbonizzazione entro il 2050, le informazioni sull'energia nucleare e i relativi progressi dovrebbero essere puntuali e trasparenti.
Dal sondaggio emerge come 3 italiani su 4 vorrebbero maggiori informazioni sulle nuove tecnologie nucleari e sul loro impatto ambientale e in termini di sicurezza. Nel dettaglio, il 77% vuole saperne di più su come vengono gestiti ad oggi i rifiuti radioattivi, il 76% vorrebbe più informazioni sulla sicurezza delle centrali e dei reattori nucleari di nuova generazione, il 74% gradirebbe conoscere in maniera più approfondita l'evoluzione delle nuove tecnologie di progettazione delle centrali nucleari. Infine, indicatori interessanti emergono anche in tema di impatto della cosiddetta sindrome di Nimby (dall'inglese Not In My Back Yard) ovvero la preoccupazione e le proteste da parte dei membri di una comunità locale nei confronti di opere pubbliche che potrebbero avere un impatto rilevante sul territorio dove essi vivono. I dati che emergono in questo senso, infatti, sottolineano come solo il 39% degli italiani sarebbe favorevole alla costruzione di reattori di grandi dimensioni nell'arco di 20 km dalla propria residenza, stessa percentuale per gli SMR/AMR. Tali percentuali salgono tra i favorevoli all'installazione di reattori grandi (49%) o SMR (52%) ma solo se ad almeno 100 km da casa propria. Insomma, come a dire: “si al nucleare, ma non nel mio giardino”.