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Coronavirus, Soro: "Emergenza contempla qualsiasi deroga, no irreversibile"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
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25 marzo 2020 | 16.17
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"Oggi si gioca una sfida cruciale per lo Stato di diritto: il governo dell’emergenza con metodi che siano e restino effettivamente democratici. L’emergenza deve poter contemplare ogni deroga possibile purché non irreversibile e proporzionata; non dev’essere, in altri termini, un punto di non ritorno ma un momento in cui modulare prudentemente il rapporto tra norma ed eccezione, coniugando istanza personalistica ed esigenze solidaristiche". Così Antonello Soro, presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, in un'intervista pubblicata sulla rivista la 'Civiltà delle macchine', edita da Fondazione Leonardo, sul diritto e la privacy al tempo dell'emergenza coronavirus.

Secondo Soro "la duttilità del diritto, la sua capacità di adeguarsi al contesto contemplando le deroghe necessarie e proporzionate alle specifiche esigenze, pur senza intaccare il 'nucleo duro' dei diritti fondamentali, è la più grande forza della democrazia. E' stata questa sua grande forza a consentirci di superare momenti drammatici - come quel 16 marzo 1978 da poco commemorato - senza rinnegare, distruggendolo dalle fondamenta, lo Stato di diritto".

Per Soro "la potenziale contrapposizione tra privacy (anche nella sua declinazione digitale, ovvero protezione dati) e salute pubblica è il riflesso della più generale tensione tra libertà individuali e interessi collettivi. Una tensione che solo la democrazia può rendere equilibrio, quando non addirittura sinergia. Lo Stato nasce - come insegnava già Hobbes - quale patto con cui ciascuno soggiace a limitazioni della propria libertà individuale in nome dell’interesse collettivo alla sicurezza sociale, alla libertà dalla paura".

"E’ proprio della democrazia, però, aver reso quel patto lo strumento con cui garantire l’equilibrio più ragionevole tra istanze collettive e diritti individuali, coniugando personalismo e solidarismo. La sfida di questi giorni è tutta qui: nel garantire che i diritti individuali siano limitati nella sola misura necessaria ad impedire il dilagare di un virus che è paritario nel contagio, ma cinicamente selettivo negli effetti, aggiunge Soro.

"Le limitazioni di libertà cui si deve soggiacere sono, quindi, il prezzo da pagare, doverosamente, per tutelare soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, ma devono essere limitazioni strettamente indispensabili, proporzionali all’efficacia attesa e soprattutto temporanee. In questi criteri risiede la differenza essenziale tra una democrazia personalista quale la nostra e un ordinamento assai meno liberale quale quello cinese: da noi non potrebbe, ad esempio, ritenersi proporzionata la sorveglianza 24 ore su 24, con un drone, dell’intera popolazione, per verificare il rispetto delle misure di prevenzione, sottolinea ancora.

"In Cina la violazione dell’obbligo di permanenza domiciliare è sanzionata con la pena capitale. Basta probabilmente questo a indicare la differenza identitaria dell’Europa e, quindi, anche, dell’Italia, che non possono cedere al diritto della paura, ma devono dimostrare di saper garantire un governo democratico dell’emergenza", ribadisce ancora Soro.

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