La strada obbligata per il gruppo energetico, stretto fra i contratti da rispettare e i rischi legali
Non c'era altra strada, come era già chiaro da ieri. L'Eni si adegua all’incertezza normativa, e all'ambiguità in cui anche la Commissione Ue ha scelto di rimanere, e apre il doppio conto presso GazpromBank, uno in euro e l’altro in rubli, per pagare le forniture di gas alla Russia. Lo fa con tutti i dubbi legati alle variabili e alle incognite che una situazione senza precedenti impone. E lo fa in accordo con il governo e tutelandosi, soprattutto dal punto di vista legale, in vista del possibile contenzioso che potrebbe nascere, con Mosca ma anche con le autorità europee.
La nota ufficiale che annuncia la decisione è scritta in maniera tale da prevenire qualsiasi scenario avverso. Eni, "in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni, ha avviato in via cautelativa le procedure relative all'apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro ed uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa". Si agisce in via cautelativa e in seguito a una pretesa unilaterale.
Le parole hanno un senso e sono scelte con cura anche nel passaggio successivo. Eni," tuttavia, ha già da tempo rigettato tali modifiche. Pertanto, l'apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell'obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l'esecuzione dei relativi pagamenti". Le modifiche contrattuali chieste da Mosca sono rigettate e l'apertura dei conti è una soluzione solo temporanea.
Eni chiarisce anche che, di certo, non agisce da sola. "La decisione, condivisa con le istituzioni italiane, è stata presa nel rispetto dell'attuale quadro sanzionatorio internazionale e nel contesto di un confronto in corso con Gazprom Export per confermare espressamente l'allocazione a carico di Gazprom Export stessa di ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti". È la formula che serve a puntualizzare la responsabilità russa di quello che di fatto è un passaggio che aggira le sanzioni internazionali.
Segue un aggiornamento dettagliato delle decisioni assunte da Mosca. Da un lato, a oggi, Gazprom Export e le autorità federali russe competenti hanno confermato che: la fatturazione (effettivamente giunta ad Eni nei giorni scorsi nella valuta contrattualmente corretta) e il relativo versamento da parte di Eni continueranno a essere eseguiti in euro, così come contrattualmente previsto; che le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall'accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa; e che nel caso di ritardi o impossibilità tecniche nel completare la conversione nei tempi previsti non ci saranno impatti sulle forniture".
Ma non basta. È necessario anche puntualizzare quale sia il quadro delle comunicazioni intercorse con Bruxelles. Dall'altro lato, "l'esecuzione dei pagamenti con queste modalità 2 non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni (peraltro Eni, in linea con le indicazioni della Commissione Europea, ha già chiarito da tempo a Gazprom Export che l'adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro, e rinnoverà il chiarimento all'atto di apertura dei conti K)".
La conclusione a cui arriva Eni spiega perché il passo di oggi è sostanzialmente obbligato. "Se la nuova procedura appare quindi neutrale in termini di costi e rischi, non incompatibile con il quadro sanzionatorio in vigore e con adempimento che avviene al momento del trasferimento degli euro, un mancato pagamento esporrebbe Eni sia al rischio di violazione dell'obbligo di dar corso in buona fede ad eventuali richieste contrattuali di Gazprom Export imposte alla stessa dalla propria autorità, sia al rischio per Eni di inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle in caso di interruzione delle forniture".
Il braccio di ferro con la Russia, comunque, non finisce qui. Eni, tuttavia, "in assenza di future risposte complete, esaustive e contrattualmente fondate da parte di Gazprom Export, avvierà un arbitrato internazionale sulla base della legge svedese (come previsto dai contratti in essere) per dirimere i dubbi rispetto alle modifiche contrattuali richieste dalla nuova procedura di pagamento e alla corretta allocazione di costi e rischi". In ogni caso, Eni "ribadisce fermamente che rispetterà qualsiasi eventuale futuro provvedimento normativo che dovesse intervenire a sanzionare il trading del gas o le attuali controparti".
L'intera comunicazione dimostra quanto sia delicato, in questa fase e con la guerra in Ucraina che continua a prolungarsi, gestire la partita del gas. Perché l'Italia, ancora per un periodo di tempo lungo, resta dipendente dalle forniture da Mosca e perché la risposta europea su questo fronte è ancora incerta e ambigua.