Per Gentiloni l'aggiustamento dei conti pubblici richiesto dal nuovo patto di stabilità è "meno severo"
Cosa dovrà fare l'Italia per 'correggere' i conti pubblici? Roma è nel mirino della Commissione europea che si appresta ad avviare una procedura di infrazione. In base alle regole del patto di stabilità riformato, l'aggiustamento medio annuo richiesto all'Italia dovrebbe aggirarsi verosimilmente intorno allo 0,6% del Pil, se spalmato su sette anni, il massimo arco temporale possibile per i piani a medio termine da concordare con la Commissione Europea, quindi all'incirca 12 miliardi di euro l'anno, calcolati sul Pil 2023, a quanto si apprende a Bruxelles. Su un periodo di 4 anni, il minimo previsto, l'aggiustamento medio annuo sarebbe pari all'1,1% del Pil, circa 22 miliardi di euro.
L'aggiustamento dei conti pubblici richiesto dal nuovo patto di stabilità è "meno severo" rispetto a quello che sarebbe stato necessario con le vecchie regole, ma "non è che non serve" ad un Paese altamente indebitato come l'Italia, spiegail commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, a Bruxelles incontrando la stampa italiana.
"Lo sforzo - afferma - è certamente più flessibile, quindi meno severo, di quello previsto dalle regole preesistenti. Si farebbe un errore a fare il paragone tra le regole che abbiamo ora e i tre anni e mezzo in cui non abbiamo avuto regole, e abbiamo fatto bene a non averle, per la pandemia e l'invasione russa dell'Ucraina. Era inevitabile tornare a delle regole: abbiamo regole che sono più flessibili e meno severe delle precedenti e che comunque, per Paesi che sono sotto procedura per deficit eccessivo, prevedono un aggiustamento come minimo dello 0,5%" del Pil all'anno. "Qualche anno fa sarebbe stato molto più severo - aggiunge - ma non è che non ci sia bisogno di un aggiustamento per un Paese come il nostro, che purtroppo ha avuto un deficit sopra il 7% del Pil e un debito sopra il 135%. E quindi, gradualmente, entrambe queste voci devono essere affrontate", conclude.