Secondo uno studio Altis Università Cattolica, quasi 8 aziende su 10 hanno definito una strategia ESG o si sono attivate per svilupparla. Un segnale positivo, ma c'è ancora molto da fare
Il settore sanitario nel nostro Paese sta accelerando in termini di sostenibilità, con l'adozione sempre più diffusa tra le imprese di pratiche ESG, anche se c'è ancora molta strada da fare, specie per colmare il gap con le realtà degli altri principali Paesi europei. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dal report di marzo 2023 "Sostenibilità in sanità: in quale direzione si stanno muovendo le aziende?". L'indagine è stata condotta da Altis Università Cattolica in collaborazione con Boston Consulting Group, Cerismas e Quantis per approfondire la propensione delle aziende sanitarie italiane a integrare nelle proprie strategie elementi di sostenibilità ambientale e sociale. Lo studio ha visto coinvolte 55 realtà leader del settore sanitario italiano attraverso un questionario, oltre all'analisi dei bilanci di sostenibilità di 14 società. Dalla valutazione dei dati emerge una crescente attenzione e un forte interesse degli operatori del settore verso gli ESG. Nel complesso, il 78% delle aziende interpellate dichiara di aver stabilito una precisa strategia di sostenibilità (36%) o comunque di essersi attivata per svilupparla (42%). Non solo. Il 60% delle aziende risulta impegnato nella messa a punto o nella sperimentazione di iniziative di carattere sociale e ambientale destinate a clienti e pazienti, mentre il 73% del campione dichiara di adottare criteri di sostenibilità nel decidere in merito alle risorse da destinare ai futuri investimenti, anche se in molti casi ciò avviene senza una precisa metodica.
Il ruolo sempre più rilevante delle tematiche ESG nella sanità, pur con importanti passi in avanti ancora da fare, ha un significato particolare in un settore dove l'operato delle aziende ha un elevato impatto sociale e contribuisce direttamente al benessere fisico delle persone. Nel contesto sanitario attuale, al pari di altri settori, si segnalano alcune società che hanno ben chiaro il proprio ruolo nella comunità e per questo hanno già messo a punto molteplici iniziative a sfondo ambientale e sociale. D'altro canto sono ancora molte le differenze con altre realtà imprenditoriali che hanno sviluppato delle azioni in maniera non sistematica e senza una reale integrazione in un piano specifico. Affinché le componenti ESG rientrino in modo strutturale nelle strategie aziendali è importante il coinvolgimento diretto dei vertici aziendali, il che avviene già nel 60% delle aziende interpellate per la ricerca "Sostenibilità in sanità". Un altro aspetto prioritario per l'approccio ESG è il rapporto con i propri clienti, che nel caso del comparto sanitario spesso sono anche pazienti. In questo senso risulta che 6 aziende su 10 hanno attivato iniziative sociali, per esempio per agevolare l'equità di accesso ai servizi di alcune categorie di persone, per poter usufruire di visite specialistiche e diagnostiche a domicilio, o ancora attività gratuite di informazione sulla prevenzione. Nonostante queste e altre best practice che dimostrano l'attenzione verso i propri clienti e pazienti, dall'indagine si nota che solo un'azienda su due adotta indicatori per misurare l'impatto derivante da tali iniziative.
Parallelamente è cresciuta l'attenzione anche verso il benessere dei propri dipendenti, in un settore al primo posto in Europa per violenza e molestie su lavoro, che quindi necessiterebbe di particolare attenzione alla motivazione e alla valorizzazione del personale. In questo senso, due aziende su tre dichiarano di aver fatto ricorso a strumenti di politica sociale oltre quelli obbligatori per legge, specie attraverso attività formative del personale (89%), mentre solo il 32% del campione ha promosso la socialità sul luogo di lavoro.
A livello di sostenibilità ambientale, i dati del report sottolineano una maggiore sensibilità delle aziende del settore: 9 su 10 stanno investendo in progetti e strumenti di efficientamento energetico, principalmente attraverso il sostegno alla mobilità sostenibile, il controllo dei consumi e l'utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili. In questa direzione vanno viste iniziative come il programma Energize a cui partecipano alcune grandi case farmaceutiche che ha l'obiettivo di facilitare l'accesso all'energia da fonti rinnovabili lungo tutta la catena di approvvigionamento. Cresce anche la disponibilità delle imprese alla misurazione del proprio impatto ambientale che però risulta strutturata soltanto all'interno delle aziende farmaceutiche e di tecnologie mediche. Inoltre, solo il 38% dei soggetti intervistati comunica gli obiettivi di sostenibilità all'esterno precludendosi la possibilità di promuovere la propria immagine.
Dando uno sguardo al futuro, emergono in particolare due fattori su cui puntare per infondere un'ulteriore svolta alla transizione verso la sostenibilità delle imprese del settore sanitario: da una parte strutturare quanto di positivo sinora fatto anche attraverso la messa a punto di strategie articolate, dall'altra condividere le best practice in modo da dimostrare che siano non solo attuabili in concreto, ma anche portatrici di importanti benefici per le aziende e per la comunità. In definitiva, il prossimo step dovrebbe permettere di stabilire una visione chiara e ben definita riguardo i diversi obiettivi ESG da integrare in maniera permanente negli obiettivi aziendali. Una sorta di roadmap che individui i traguardi intermedi da raggiungere per garantire una transizione sostenibile efficacie e dagli effetti misurabili. Per fare ciò, logicamente, appare necessario garantire le risorse necessarie e destinarle correttamente.