I carburanti alternativi sono fonti energetiche definite strategiche dalla Direttiva comunitaria Dafi, che ha come obiettivo la decarbonizzazione dell’Unione Europea, da perseguire con il ricorso ai carburanti alternativi in tutti gli Stati Ue. Guidare green è una buona abitudine, ma non riguarda solo le automobili ma i trasporti in generale.
Pensiamo al trasporto navale. In questo contesto si inserisce il progetto Flotta Verde nato per individuare un prodotto alternativo al combustibile navale di origine fossile che fosse un biocombustibile composto per almeno il 50% da Green Diesel. Progetto che ha visto collaborare gli ingegneri chimici Eni con gli ingegneri navali della Marina Militare che è diventata così il primo corpo a sperimentare operativamente il Green Diesel, anche in anticipo rispetto alla scadenza europea, che prevede l'uso nei carburanti del 10% di frazione bio entro il 2020.
Obiettivo: adottare sistemi di alimentazione più eco-efficienti che permettano all'Italia di raggiungere gli impegni assunti in ambito europeo sul contenimento delle emissioni di inquinanti atmosferici, grazie alla riduzione del consumo di derivati petroliferi.
Dalle navi al trasporto pubblico: il test in questo caso è stato effettuato sugli autobus torinesi con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dell’inquinamento. Il risultato della sperimentazione? Una riduzione delle polveri sottili del 40% e del particolato del 16%, degli NOx del 10% e la CO2 del 7% grazie all’utilizzo del carburante “Eni Diesel +”.
I test sono stati effettuati su un autobus euro 3 dell’azienda di trasporto pubblico torinese nel Centro ricerche Eni a San Donato Milanese, in collaborazione con l’Istituto Motori del Cnr di Napoli. I risultati evidenziano anche che l’utilizzo di “Eni Diesel +” riduce i consumi di circa il 2% ma si può arrivare fino al 4% nel lungo periodo.
La riduzione delle emissioni è dovuta alla composizione del carburante che contiene una componente biologica rinnovabile del 15% in cui non sono presenti aromatici e poliaromatici (precursori del particolato) e un bassissimo livello di zolfo che permette una combustione più omogenea e una riduzione della temperatura media di combustione, con conseguente calo degli ossidi di azoto.
La componente rinnovabile viene prodotta dalla Bioraffineria Eni di Venezia, grazie a una tecnologia in grado di convertire qualsiasi tipo di olio vegetale e grasso animale in gasolio di alta qualità, compresi gli oli alimentari esausti o le cariche vegetali non edibili. Eni prevede di coprire l’intero fabbisogno italiano di biocarburanti entro il 2020, grazie anche alla start up della raffineria di Gela, e di produrre energia e carburanti anche da materie prime avanzate, ricorrendo a tecnologie innovative.