"Per noi è un grandissimo orgoglio". Duilio Giammaria è raggiante. Una vicenda giudiziaria durata decenni sull’attribuzione della proprietà dell’Atleta di Lisippo si è sbloccata proprio dopo l’intervista da lui realizzata nella trasmissione 'Petrolio' al direttore del Getty Museum, Timothy Potts, andata in onda in prima serata su Rai 1 mercoledì 6 giugno: venerdì sera, infatti, è arrivata l’ordinanza, a firma del Gip di Pesaro, Giacomo Gasparini, di sequestro immediato della statua esposta al Getty di Malibù in California.
La magistratura italiana, infatti, ha riconosciuto che l’Atleta di Fano è stato contrabbandato illegalmente dall’Italia e che la Fondazione Getty, che lo aveva acquistato nel 1977 per 4 milioni di dollari, aveva ben chiaro all’atto dell’acquisto che la provenienza del prezioso bronzo era italiana. Petrolio nella puntata “Ladri di Bellezza” aveva ricostruito come la statua fossa stata contrabbandata e arrivata dall'altra parte del mondo, a Malibù, senza alcun attestato legale di esportazione. Oggi la statua di bronzo del IV secolo a.C. è esposta in pompa magna nel nuovo allestimento di uno dei musei più importanti degli Stati Uniti, il Getty Museum. La scultura bronzea, attribuita al grande artista greco Lisippo, era stata ripescata nel 1964 da un peschereccio al largo di Fano.
Duilio Giammaria aveva intervistato il direttore del Getty Museum, Timothy Potts, mettendolo di fronte "alle incoerenze della storia e alla scarsa credibilità del ripescaggio in acque internazionali come scusa per non riconsegnare l'opera all'Italia". Ma - sottolinea Giammaria - "la decisione del giudice che dispone la confisca di questa opera d'arte unica al mondo è il risultato del lavoro congiunto di tutte le istituzioni italiane che hanno lavorato per ottenere questo risultato: i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio, guidati dal generale Fabrizio Parrulli, il MiBact, l'associazione "Cento Città di Fano”, l’avvocato Lorenzo D'Ascia dell'Avvocatura di Stato, che insieme alla Procura di Pesaro ha difeso il diritto italiano sulla scultura. Un successo del sistema Italia, a cui noi abbiamo dato un contribuito ma che soprattutto la Rai con 'Petrolio' ha illuminato".
"Siamo felicissimi - conclude Giammaria - perché questa inchiesta è stata molto impegnativa ed è stata realizzata con grande attenzione ai costi. Ma la cosa più importante è che per noi questa vicenda è la quintessenza di servizio pubblico. Ed è la giusta risposta a chi dice che il giornalismo d'inchiesta è finito. No, è vivo e vegeto. Certo, bisogna avere i mezzi per farlo e per questo ringraziamo la Rai che ci ha messo in condizione di portare a casa un programma come questo e di contribuire a un grande risultato per l'Italia".