L'abbiagliamento informale del sociologo accorciò le distanze con i ragazzi
Francesco Alberoni ha vissuto la contestazione giovanile del 1968 nella duplice veste di studioso della sociologia e di rettore dell'Università di Trento. "Comandavo anche con gli esempi - ha raccontato lo studioso in un articolo per 'Panorama' nel 2000 - Scelsi di mostrare di non avere mai paura di niente e di dire con chiarezza che tutti avevano diritto di parlare; introdussi in università il diritto alla stanchezza che si poteva proclamare durante le lezioni o i seminari".
In quel periodo professori e rettori incarnavano l'autorità e Alberoni scelse di percorrere strade che riducessero le distanze tra il corpo docente e gli studenti. Un'altra delle idee innovative di Alberoni fu quella del cambio di abbigliamento: mantenuta la giacca, il professore di sociologia abbandonò camicia e cravatta, sostituite da un maglione a collo alto. "Gli studenti lo considerare un abbigliamento informale e per questo lo apprezzarono - ha raccontato - Una volta misi un dolcevita rosso e mi presentai in assemblea, chiedendo: 'avete visto che bel maglione?' e tutti risero". Finita la contestazione, Alberoni ha continuato a vestirsi sempre con i dolcevita sotto la giacca. "Avevo iniziato a mettere i dolcevita per difendermi dal mal di gola..."