Il virologo: "Sì a iniziative all'aperto e senza affollamenti, ma la mia paura è quella che ci sia un 'liberi tutti'"
Zone gialle, bianche e riaperture. Anche se resta alta l'allerta coronavirus in Italia, il governo Draghi studia un piano per poter far ripartire il Paese, con gli esperti che chiedono di mantenere alta la guardia e di muoversi secondo i dati scientifici. "Le riaperture sono un desiderio di tanti, per motivi psicologici ed economici, ma io dico 'andiamo guardinghi e con i piedi di piombo, consci che c'è un prezzo da pagare' e io mi auguro che questo prezzo si minimizzi grazie a un accompagnamento di queste liberalità", all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell'Università Statale di Milano.
Pregliasco però non chiude del tutto alle riaperture. "Così come abbiamo già sdoganato la scuola come elemento prioritario, seppur non privo di rischi - sottolinea - valutiamo step by step queste aperture, sicuramente partendo da quelle con minor rischio. Di sicuro, iniziative all'aperto, senza affollamenti e con una grande attenzione ai protocolli di sicurezza si possono provare. Ma la mia paura - avverte - è quella che ci sia un 'liberi tutti' mentre dobbiamo fare in modo che queste aperture siano in qualche modo accompagnate da una grande attenzione. Perché appena c'è la zona gialla o peggio la zona bianca aumenta il rischio e il caso della Sardegna mi sembra esemplificativo in questo senso".
"Bisogna tener conto che il lockdown adottato - ricorda Pregliasco - è un lockdown che scientificamente sapevamo essere adeguato solo per la mitigazione della corsa del virus. Quindi nel momento in cui riapriamo, è destino che ci sia una risalita se non realizziamo velocemente la campagna vaccinale. Questa chiusura è servita ma - insiste - ci vuole ancora la consapevolezza che c'è un'enorme quota di soggetti in Italia suscettibili. Ora siamo forse sui 14 milioni di soggetti vaccinati, poi ci sono i guariti che sono ancora protetti dagli anticorpi, ma abbiamo ancora 40 milioni di suscettibili" al virus. "Se apriamo senza la capacità di riprendere un tracciamento e di velocizzare le vaccinazioni - conclude il virologo - il rischio c'è, è un prezzo da pagare. Di questo dobbiamo essere consci, ma spero si minimizzi".