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Terrorismo, l'ex Br Piccioni: "Rabbia, esibizione di forza da Stato che non sa fare lo Stato"

L'ex brigatista Francesco Piccioni parla all'Adnkronos dell'operazione 'Ombre rosse' scattata a Parigi

(FOTOGRAMMA/IPA)
(FOTOGRAMMA/IPA)
30 aprile 2021 | 18.48
LETTURA: 4 minuti

"Un'esibizione di forza" o un'operazione "di distrazione di massa" da parte di "uno Stato che non sa fare lo Stato". L'ex brigatista Francesco Piccioni, condannato all'ergastolo, mai pentito, parla così all'Adnkronos dell'operazione 'Ombre rosse' scattata a Parigi nei confronti di alcuni ex terroristi italiani per cui è stata richiesta l'estradizione dalla Francia.

Piccioni, che ha fatto parte della direzione strategica delle Br, di quegli ex compagni "esuli" a Parigi da quarant’anni dice: "Quel gruppo viene usato come un frigorifero da cui ogni tanto si tira si tira fuori qualcosa per dire 'vedete siamo bravi, abbiamo preso questo'. È ridicolo, la prossima retata sarà nelle Rsa - ironizza facendo riferimento all'età dei latitanti -. Non è una cosa seria, se non per la vita di quelle persone. Per come la vedo io, non sono gesti politici di uno Stato forte o di uno Stato che difende i propri principi. Quindi, che dire? C’è un po’ di rabbia e c'è anche un po’ di noia, perché è una cosa che si ripete nel tempo. Ci sono gli amici a cui uno pensa, certo, ma che sarebbe accaduto di nuovo lo sapevano già anche loro. Sono abituatissimi".

D'altra parte, ragiona Piccioni, questa situazione rappresenta anche "una risorsa per uno Stato che non ha molte altre cose di cui vantarsi. Così un giorno tocca a Battisti, un giorno a Petrella... e questa cosa andrà avanti fino a quando i magistrati francesi non esamineranno per la decima volta forse la stessa montagna di fascicoli che ha già portato altri magistrati francesi a negare l’estradizione".

Secondo l'ex Br, "gli Stati seri che vogliono chiudere una pagina della loro storia, fanno come è stato fatto dopo ogni conflitto e ogni guerra, fanno le fucilazioni o le amnistie". Tuttavia, a un confronto su un provvedimento di amnistia Piccioni non crede più: "Di queste cose ho discusso con Cossiga e Forlani oltre vent’anni fa e in maniera molto più seria, perché quelli contro cui abbiamo combattuto, i Forlani, gli Andreotti, i Cossiga, erano degli statisti. Certo, anche loro non sono riusciti a prendere una decisione, però almeno si erano posti il problema. Oggi mi sembra che non ci si ponga nemmeno quest’ordine di questioni. Non credo che ci sia spazio di discussione politica dentro questo governo". D'altra parte, sottolinea, "se si ha intenzione di chiudere con un periodo storico non si fa una cosa del genere, non si ordina una retata".

Quanto al Quirinale, "una mossa" sul fronte amnistia potrebbe "farla quando vuole, e Mattarella avrebbe tutta l’abilità, la capacità e anche la storia personale per farlo". Ma "se non lo ha fatto finora, visto che stiamo per entrare nel semestre bianco, non credo che lo farà".

"La cosa ridicola - prosegue Piccioni - è che tutto nasce dal non voler riconoscere la natura politica di un fenomeno, quando, se dopo quarant’anni si sta ancora a discutere di quello che è accaduto, è evidente che la natura politica di quel fenomeno è sotto gli occhi di tutti".

In questo senso, all'ex procuratore Italo Ormanni, secondo cui dire che l'arresto dopo 40 anni non serve più è come dire che era inutile processare Eichmann, il criminale di guerra nazista arrestato dai servizi segreti israeliani e condannato negli anni Sessanta, Piccioni replica: "È una cosa insultante, stiamo parlando di scale storiche e dimensionali completamente opposte. Con questa logica qui tra un poco qualcuno chiederà di processare anche Che Guevara...".

Piccioni non condivide la posizione di chi dice che il rientro in Italia degli ex terroristi potrebbe servire anche a fare luce su alcuni 'misteri' di quegli anni: "Questo si sa che è falso, perché ci sono stati i processi, condotti peraltro da magistrati che sapevano fare il loro mestiere, ci sono state le confessioni e se tutte queste informazioni che sono state vere ai fini processuali e della determinazione delle condanne non piacciono perché non corrispondono agli interessi politici non ci possiamo fare niente".

A chi invece vorrebbe dagli ex terroristi maggiore autocritica, Piccioni risponde: "In un paese che ha appena superato la soglia di 120.000 morti per covid perché ha distrutto volontariamente il sistema sanitario pubblico, se dovessimo discutere di autocritiche, vorrei che qualcuno si facesse avanti. Quanto a noi terroristi, non vedo ragioni di autocritica se non in un foro interno, per le cose fatte e fatte male. Fare autocritica pubblica e fustigarmi davanti a gente che non è in grado nemmeno di assicurare la sanità pubblica della propria popolazione sinceramente questo no".

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