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Strage Palermo, fermata figlia 17enne: ha partecipato a torture

La giovane è indagata per concorso in omicidio. Il procuratore di Termini Imerese, Cartosio: "Giovanni Barreca da anni viveva delirio mistico, era convinto che in casa ci fosse una presenza demoniaca"

Il luogo della strage di Palermo - (Fotogramma/Ipa)
Il luogo della strage di Palermo - (Fotogramma/Ipa)
16 febbraio 2024 | 10.50
LETTURA: 4 minuti

La figlia 17enne di Giovanni Barreca, unica sopravvissuta alla strage di Altavilla (Palermo), è indagata dalla procura dei minori di Palermo per concorso in omicidio. La giovane, che è stata fermata, è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Barreca, 54 anni, ha ucciso la moglie e due figli di 5 e 15 anni e poi ha chiamato il 112. Una terza figlia di 17 anni, Miriam, è riuscita a fuggire. L'uomo si è fatto trovare dai carabinieri nella vicina Casteldaccia, dove è stato arrestato.

La ragazza ha reso un racconto spontaneo per rivelare il suo "pieno coinvolgimento" nella strage. Interrogata in presenza del suo avvocato, ha fornito un "resoconto agghiacciante, anche rispetto al suo contributo personale", di quanto avvenuto nella casa di Altavilla.

Cosa ha rivelato la 17enne

La ragazza, spiega una nota della procura, ha raccontato delle "torture subite dalla madre e dei fratelli, delle loro atroci sofferenze e dell'agonia fino alla morte". Ha anche raccontato del modo in cui è stato dato fuoco al corpo della madre e di come hanno sepolto i resti. La figlia di Barreca è indagata per concorso in omicidio e occultamento di cadavere.

Da anni, "i demoni" abitavano la sua casa e dovevano essere scacciati dalla madre e dal piccolo Kevin, particolarmente legato alla donna e quindi "abitato" dalle stesse figure demoniache. E' uno dei particolari del racconto fornito dalla 17enne.

Giovanni Barreca e il delirio mistico

"Giovanni Barreca da anni vive un delirio mistico, dominato da un'accesissima e fanatica religiosità. Questo pesa enormemente sulla famiglia e soprattutto sui suoi figli, i due uccisi nella tragedia, e la terza, Miriam ragazza molto sveglia e intelligente", ha detto ancora Cartosio durante la conferenza stampa.

"La frequentazione dei coniugi Sabrina Fina e Massimo Caradente ha convinto Giovanni Barreca che nella casa ci fosse una presenza demoniaca che si fosse impossessata non solo della casa ma anche dei corpi", ha detto ancora Cartosio aggiungendo: "Si è creata una situazione che ha convinto Barreca e i figli ad adoperarsi per allontanare i demoni dalla casa con torture inflitte alle persone che loro ritenevano possedute dal demonio. Torture inflitte alla madre, Antonella Salamone, e ai figli Kevin ed Emanuel".

Coniugi presenti nella casa di Altavilla al momento dell'omicidio

I due coniugi palermitani "erano presenti nella casa di Altavilla al momento dell'omicidio", ha fatto sapere dal canto suo il sostituto procuratore di Termini Imerese Manfredi Lanza: "Non abbiamo ancora i risultati dell'autopsia e quindi non sappiamo ancora come sono morti Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel - ha aggiunto Cartosio - Possiamo però dire che la morte è stata causata da comportamenti messi in atto da Giovanni Barreca e dai due coniugi palermitani (Sabrina Fina e Massimo Carandente ndr) che per giorni hanno operato all'interno di quella casa".

I riti di esorcismo e le torture nella casa di Altavilla duravano da circa un mese

I riti di esorcismo e le torture nella casa di Altavilla duravano da circa un mese: "Sembra che la partecipazione alle torture - ha aggiunto - sia stata corale, l'unica che mi sento di escludere è la madre".

"La situazione ha una deriva molto rapida a partire da gennaio - prosegue Cartosio - quando sulla scena di questa famiglia compare una coppia di palermitani, Sabrina Fina e Massimo Carandente, che vivono anche loro una dedizione religiosa molto particolare che potremmo definire anti satanista".

Cartosio parla di "una terribile tragedia nella quale hanno perso la vita una madre, Antonella Salamone, e i figli Kevin ed Emanuele Barreca. Quando ci siamo trovati sulla scena della tragedia per me è stato uno dei momenti più toccanti della mia vita perché vedere il cadavere di un ragazzo di 15 anni e di un bambino di 5 ridotti in quelle condizioni è stato uno strazio".

L'unica superstite, la 17enne Miriam

"È una vicenda che ha particolarmente colpito dal punto di vista umano e emotivo anche noi carabinieri", ha sottolineato il procuratore di Termini Imerese. La figlia 17enne sopravvissuta "ha dato il suo contributo per conoscere la verità. Quello che posso dire è che non è una ragazza qualunque, non è di una comune intelligenza e di una comune sensibilità", ha detto ancora Cartosio.

"Se dietro ai protagonisti di questa vicenda ci sono altri soggetti e scenari? Forse sì, cercheremo di capirlo e speriamo di avere l’appoggio delle altre sedi giudiziarie e delle altre istituzioni per capirlo", ha quindi affermato il procuratore di Termini Imerese parlando di "una tragedia che rappresenta il massimo dell'immaginazione umana. Ci sentiamo di dover dire che è dovuta a un fenomeno molto diffuso: un modo di concepire la religione in maniera distorta, con soggetti che approfittano della debolezza e della vulnerabilità altrui. Facciamo quindi un appello, soprattutto ai giovani, affinché si muovano per fare emergere queste situazioni”.

“Ai ragazzi dico: so che è difficile e complicato fare emergere certe cose ma questa terribile tragedia dimostra che il silenzio alle volte può essere la propria condanna a morte - ha aggiunto - Le strutture della magistratura, delle forze ordine e delle altre istituzioni sono in grado di aiutare efficacemente le vittime di questi reati”.

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