Tre squadre di soccorritori al lavoro nella parte bassa della colata di ghiaccio e rocce per cercare reperti e attrezzature
A una settimana esatta dalla valanga che ha travolto e ucciso 11 alpinisti sulla Marmolada il bilancio è definitivo ma le ricerche proseguono, come succederà anche nei prossimi giorni. I soccorritori che sono all'opera a valle della valanga sono ancora a lavoro e continuano a recuperare resti e attrezzatura di chi non riuscito a salvarsi dal crollo di ghiaccio e rocce. Ben tre le squadre in azione su tre zone diverse. All'opera anche i droni. "Abbiamo recuperato parecchi reperti tecnici e resti, è stato un lavoro proficuo. Stamane 21 persone hanno battute le stesse zone dei giorni precedenti in particole dove gli accumuli sono più forti", afferma l’ispettore Paolo Borgonovo del Centro di addestramento alpino di Moena della Polizia di Stato che guida la squadra di ricerca interforze.
E' intanto stata dimessa dall’ospedale di Feltre, anche la paziente tedesca soccorsa e curata dall’Ulss 1 Dolomiti a Belluno. Lo fa sapere la Regione Veneto. M. C., queste le iniziali della paziente, ha salutato e ringraziato il personale sanitario con una lettera nella quale ha scritto: “Non so nulla dell’accaduto, mi sono svegliata in ospedale. I medici, il personale di neurologia, si sono molto adoperati per me. Le vertigini, la mia stabilità sono lentamente ma costantemente migliorate. Mi infondono ottimismo! Perciò devo essere anche io ottimista, così tutto andrà bene. Anche oggi mi sono sentita molto meglio. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per me. Lo apprezzo molto”. Rimane ancora in prognosi riservata invece Davide Carnielli, il giovane trentino ferito sulla Marmolada e in cura all’ospedale di Treviso.
La vetta della Marmolada resta chiusa, e probabilmente lo sarà per settimane. La procura di Trento indaga per disastro colposo, saranno i periti (glaciologi e ingegneri idraulici) a dare risposte. Tra le vittime tre donne (Erica Campagnaro, Manuela Piran e Liliana Bertoldi), due alpinisti della Repubblica Ceca (Pavel Dana e Martin Ouda), Nicolò Zavatta (22 anni) il più giovane delle vittime, e ancora Filippo Bari, Paolo Dani, Tommaso Carollo, Davide Miotti e Gianmarco Gallina. Pesante il bilancio per il Veneto con otto vittime, ben sette della sola provincia di Vicenza.
Vite diverse ma un "dolore unico" per i parenti, come ha ricordato ieri l’arcivescovo di Trento nella sua omelia e come stamattina ha ripetuto don Mario Bravin, il parroco di Canazei che alterna la tonaca alla divisa da vigile del fuoco e che ha partecipato ai soccorsi. "Fino a quando nel mondo ci sarà un uomo che sa provare compassione allora l’uomo avrà un futuro". E la pietas umana la squadra interforze dei soccorritori l’hanno mostrata anche oggi quando alcuni familiari delle vittime - una quindicina accompagnati da psicologi - hanno sorvolato il ghiacciaio, pochi minuti, quanto basta, per sentirsi più vicini a chi non potranno più abbracciare.