Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia fanno luce sull'omicidio di 'ndrangheta del 16 maggio 2016
Maria Chindamo fu sequestrata e uccisa il 6 maggio 2016 a Limbati in provincia di Vibo Valentia. Dopo sette anni è stato possibile far luce su questo delitto grazie al reparto crimini violenti dei Ros e alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L'omicidio della 42enne avvenne a quasi un anno dal suicidio di suo marito Vincenzo Puntoriero dell'8 maggio 2015. Per gli investigatori il delitto sarebbe avvenuto per punire la donna di una relazione sentimentale, venuta alla luce due giorni prima dell'omicidio della stessa per un'uscita pubblica della coppia, e per la proprietà dei terreni che, con la morte del marito, erano passati alla Chindamo e ai figli.
Sono stati contestati, in particolare, a un indagato una serie di delitti tra cui la partecipazione all’associazione mafiosa, riconducibile alla cosca Mancuso, reati in materia di armi e stupefacenti, diverse estorsioni per l’accaparramento di fondi agricoli, nonché l’omicidio, in concorso con altri due soggetti (di cui uno deceduto e uno all’epoca dei fatti minorenne) di Maria Chindamo. L'indagato, già arrestato nel maggio scorso per associazione di stampo mafioso, è stato raggiunto da un'altra ordinanza eseguita in data odierna per la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna vicina al luogo del delitto, di fatto agevolando gli autori materiali del sequestro e dell’omicidio della donna, e per avere distrutto il cadavere della donna, il cui corpo, sulla scorta della ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, veniva dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei venivano triturati con la fresa di un trattore.