L'ex giudice del pool antimafia interviene sulle polemiche legate alla presenza di Salvini al carcere Ucciardone. E critica il sindaco. "Le Istituzioni si rispettano sempre'
"Fu Orlando insieme al gruppo della Rete a fare l'esposto contro Falcone. Ma l'Italia è un Paese che non ricorda. Ieri non è andato all'aula bunker perché c'era Salvini? Io dico che non sarei andato perché c'era lui". Giuseppe Di Lello, ex magistrato, ex parlamentare di Rifondazione comunista, non usa giri di parole. "La verità? E' che la Sicilia è un'isola pirandelliana" dice all'Adnkronos. Lui che del pool antimafia è stato componente ieri "come sempre" è stato nell'Aula in cui fu celebrato il primo maxi processo alla mafia. "Un'emozione come ogni anno - racconta -, ma anche un ricordo triste. Ho pensato a Chinnici, a Falcone, a Borsellino, un intero ufficio Istruzione demolito con il tritolo".
Le celebrazioni per il 27esimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, sono state segnate dalle polemiche. E dalle assenze eccellenti. Quelle del governatore siciliano, Nello Musumeci, del sindaco Leoluca Orlando e del presidente della commissione Antimafia dell'Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava, che hanno disertato il momento istituzionale. "Troppi veleni" aveva fatto sapere il presidente della Regione siciliana alla vigilia. Una cerimonia ridotta a un "Grande Fratello" ha sintetizzato Fava, mentre per il primo cittadino di Palermo ha puntato il dito contro un'aula bunker "trasformata in piazza per comizi". Per Di Lello, invece, quella di ieri "non è stata una passerella". Per l'ex componente del pool antimafia il ministro dell'Interno "aveva l'obbligo di essere presente" perché nella strage di Capaci "la mafia ammazzò anche tre poliziotti. Sarebbe stata assurda l'assenza di Salvini o del premier Conte".