E a distanza di 18 mesi resta alta la capacità di proteggere da malattia grave
Anche a distanza di più di un anno dall’ultima somministrazione di vaccino anti-Covid 19, il rischio di ricovero in ospedale o di morte è risultato più basso di oltre l’80% rispetto ai non vaccinati. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista 'Vaccines', che ha seguito per due anni l’efficacia dei vaccini contro il coronavirus sull’intera popolazione della provincia di Pescara. Anche contro le varianti Omicron, e anche a 18 mesi di distanza dall'ultima somministrazione, i vaccini hanno mostrato un'elevata capacità di protezione contro le forme più gravi della malattia.
Lo studio è stato coordinato da Lamberto Manzoli, direttore della Scuola di Sanità pubblica dell’Università di Bologna, e da Antonio Caponetti, Direttore generale della Asl di Pescara. La ricerca - che ha coinvolto anche studiosi dell’Università di Ferrara - ha seguito per due anni l’efficacia dei vaccini contro il coronavirus sull’intera popolazione della provincia abruzzese. E i dati raccolti hanno permesso di analizzare diversi aspetti, tra cui le differenze tra vaccinati con due e tre dosi, la persistenza della protezione a 18 mesi dall'ultima dose, l’efficacia dei vaccini contro le varianti Omicron e le differenze tra popolazione giovane e anziana.
Le differenze - dettaglia una nota - sono state estreme tra gli anziani: dopo l’infezione, la percentuale di decessi tra i non vaccinati è stata del 22% contro il 3% tra coloro che hanno ricevuto tre o più dosi di vaccino. I vaccinati non hanno invece mostrato una protezione significativa contro le infezioni da Sars-CoV-2. Un dato che va però valutato considerando che le persone vaccinate avevano meno restrizioni in termini di accesso a luoghi pubblici e privati rispetto ai non vaccinati, e quindi una più elevata possibilità di entrare in contatto con il coronavirus.