"Speriamo si tratti solo di un'onda di rimbalzo, 10-15 giorni per capire le ripercussioni"
La risalita dei contagi da Covid-19 "è purtroppo un dato abbastanza confermato in tutta Europa. La speranza" del virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano, "è che si possa trattare solo di un'onda di rimbalzo" più che di una quinta ondata epidemica vera e propria, "e soprattutto che l'aumento dei positivi non si ripercuota in modo particolarmente rilevante sull'occupazione degli ospedali. Ma per valutare il destino" di questa inversione della curva "serviranno 10-15 giorni", spiega il medico all'Adnkronos Salute: un periodo di tempo che dovrebbe bastarci "per capire se questo incremento di casi comporterà un appesantimento anche dal punto di vista dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva".
Certo è che "questa cosa ci spiazza un po'", ammette Pregliasco. "Avremmo detto che" quello di Covid da qui in avanti "sarebbe stato un andamento più stagionale, di presenza endemica del virus, però con uno scivolamento verso il basso". Invece che cosa è successo? Innanzitutto "queste Omicron 2 e 3", varianti 'sorelle' dell'Omicron originaria, "sono contagiosissime", osserva l'esperto. Poi ci sono "i bimbi poco vaccinati, gli sbalzi termici" di una stagione di mezzo che non è più inverno e non è ancora primavera.
In generale "vedo una 'rilassatezza dei costumi'", sottolinea il virologo. Il focus comunicativo si è spostato tutto sulla guerra in Ucraina e, insieme al "miglioramento oggettivo delle scorse settimane", ha alimentato l'idea del 'tutto finito'; ha fatto sì che "in molti schivino le vaccinazioni e le dosi booster perché 'tanto adesso a che serve'", e ha condizionato i comportamenti lasciando Sars-CoV-2 più libero di agire. Ma il virus è tra noi e, sottovalutato, ha rialzato la testa.
La ripresa dei contagi dovrebbe mettere in discussione la fine dello stato di emergenza Covid che scatterà il 31 marzo? "No, non è questo il punto", risponde ancora all'Adnkronos Salute. "Sicuramente le aperture sono desiderate, sono volute e necessarie. Però facciamole con una responsabilizzazione di tutti", ammonisce. E mentre molti Paesi d'Europa abbandonano le restrizioni in blocco, l'esperto avverte: "Attenzione a non aprire il rubinetto dell'acqua calda tutto d'un botto, se no ci scottiamo".
Quindi sì allo stop dello stato di emergenza a fine mese e poi "magari, come si è detto - ricorda Pregliasco - dal 1 aprile eliminiamo il Green pass all'aperto". Ma "le mascherine al chiuso in questa fase vanno tenute", ritiene il medico. In generale, esorta, "dobbiamo procedere con cautela così come in Italia sempre abbiamo fatto", con un occhio attento ai dati e "scegliendo anche in questo caso la via della gradualità. Credo sia la cosa più giusta. Dobbiamo attrezzarci per una convivenza con Sars-CoV-2", ribadisce il virologo.