"Mentre si moltiplicano le tavole rotonde, le commissioni e le sotto commissioni, le mafie avanzano. Non hanno problemi di comunicazione, sono efficienti, pronte e arrivano prima dello Stato". Così il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo a #UNLOCK_IT, seconda edizione di SUDeFUTURI, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, che si tiene fino all'11 dicembre in diretta streaming dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, in piazza Mastai a Roma, sui rischi di infiltrazione delle mafie nell'economia legale approfittando delle difficoltà degli imprenditori alle prese con l'emergenza coronavirus.
Anche con l'emergenza coronavirus "il traffico di cocaina è continuato, lo ndranghetista ricco lo è rimasto anche di più. - Ha aggiunto il magistrato - Chi è entrato nella ndrangheta invece per diventare ricco come il capo è rimasto sempre un utile idiota, come lo chiamiamo noi, era povero e lo è rimasto".
"Anche le famiglie blasonate di ndrangheta hanno ricorso ai sussidi per l'emergenza coronavirus. Proprio conoscendo la loro ingordigia, conoscendo che non si accontentano neanche dell'acqua del mare - ha proseguito Gratteri - , noi avevamo proposto che gli elenchi di questi presunti poveri, fatti dai sindaci, di mandarli alla prefettura che poi attraverso le forze dell'ordine li avrebbe controllati per verificare se fossero veramente bisognosi o meno. Siamo stati attaccati, dicendo che volevo criminalizzare la Calabria e i sindaci, che volevo uno Stato di polizia mentre in realtà volevo solo dare una mano".
"Noi abbiamo cercato anche attraverso questo libro di spiegare la difficoltà di questo momento, di come sia importante comunicare in tempo reale quanto sta avvenendo. Abbiamo migliaia di persone che stavano lavorando in nero e che non lavorano più - ha detto il procuratore- , migliaia di imprenditori a un passo dalla chiusura e che rischiano di finire nelle mani degli usurai. Spiegare la pericolosità di rivolgersi alle mafie e agli usurai è la cosa più importante. Se ciò accadesse perderemmo decenni di lotta alla mafia e di lotta all'illegalità". "Il problema non è il costo della politica ma la qualità della politica. Se noi vogliamo la qualità questa si paga. Se uno facesse bene la politica e contribuisse a cambiare il Paese, e a dare una programmazione vera sui temi economici del Paese, allora 12mila-15 mila euro sarebbero anche pochi. Tanti altri guadagnano anche di più".