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Berlusconi indagato per le stragi del 1993

La certificazione da cui emerge che il Cavaliere è indagato è stata depositata questa mattina presso la cancelleria della seconda sezione della Corte d'assise d'appello di Palermo, che sta celebrando il processo sulla trattativa Stato-mafia. Fonti della Procura: "E' un atto dovuto". "Qui è in gioco la vita di Marcello", la rabbia della moglie di Dell'Utri

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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25 settembre 2019 | 14.31
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Silvio Berlusconi è indagato a Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi mafiose del 1993. L'ex premier dovrebbe deporre il prossimo 3 ottobre al processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia ed evidentemente non è un caso che ieri i suoi legali abbiano fatto sapere che non si presenterà per impegni istituzionali. Il Cavaliere a questo punto deporrà come teste indagato e quindi si potrà avvalere della facoltà di non rispondere.
La certificazione da cui emerge che Berlusconi è indagato per le stragi mafiose del 1993 è stata depositata questa mattina presso la cancelleria della seconda sezione della Corte d'assise d'appello di Palermo, che sta celebrando il processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia. Nei giorni scorsi i legali di Berlusconi Nicolò Ghedini e Franco Coppi si sono recati alla Corte d'Assise d'Appello.

L'iscrizione "è un atto dovuto", si apprende da fonti della procura di Firenze. La procura fiorentina, guidata dal procuratore Giuseppe Creazzo, ha riaperto le indagini diversi mesi fa dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate sempre nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. "A seguito della trasmissione delle intercettazioni", spiegano le stesse fonti del palazzo di giustizia di Firenze, "come atto dovuto vi è stata una riapertura delle indagini", già archiviate, a carico di Berlusconi, come mandante delle stragi mafiose. Le fonti della procura fiorentina precisano, inoltre, che la nuova iscrizione dell'ex presidente del Consiglio nel registro degli indagati è avvenuta "al solo scopo di fare le dovute verifiche che ancora non sono concluse". Le intercettazioni che hanno determinato la nuova indagine a carico del leader di Forza Italia sono quelle in cui il capomafia di Brancaccio Giuseppe Graviano diceva al suo compagno di detenzione, nell'aprile 2016, spezzoni di frasi come queste: "Novantadue già voleva scendere e voleva tutto"; e ancora: "Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... (...) Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni ... in Sicilia ... In mezzo la strada era Berlusca... lui voleva scendere... però in quel periodo c'erano i vecchi... lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa...".

Le intercettazioni furono trasmesse dai magistrati palermitani al procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, all'inizio dell'autunno del 2017, e poco dopo la polizia giudiziaria iniziò lo svolgimento delle verifiche che non si sono ancora concluse. Per questo la procura, nell'ottobre di due anni fa chiese al gip del tribunale di riaprire il fascicolo su Berlusconi e le stragi nella città dove sono concentrate le indagini sulle bombe mafiose del 1993 scoppiate a Firenze, Roma e Milano. I nome dell'ex premier è stato iscritto con intestazioni che avrebbero dovuto coprirne l'identità, come in altre occasioni, anche per evitare fughe di notizie e strumentalizzazioni politiche conseguenti.

E' la terza volta che si apre questo filone di accertamenti su Berlusconi presunto mandante delle stragi mafiose del 1993. Nella prima indagine "autore 1" e "autore 2", gli alias che celavano i nomi del fondatore di Forza Italia e del braccio destro di Publitalia Marcello Dell'Utri, furono inseriti dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Salvatore Cancemi e altri, che parlarono del loro coinvolgimento nella metà degli anni Novanta, e finì con un'archiviazione. La seconda indagine scattò nel 2008, dopo le confessioni del nuovo collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, giudicato attendibile da diverse corti di assise e infine dalla Corte di cassazione. Spatuzza aveva raccontato le confidenze ricevute proprio da Giuseppe Graviano, il quale gli disse che grazie all'accordo con Berlusconi e Dell'Utri "ci siamo messi il Paese nelle mani". Anche questa seconda indagine è stata poi archiviata.

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