Cosa sono e quale efficacia hanno nella lotta al coronavirus gli anticorpi prodotti in laboratorio. Quando e su chi vanno somministrati.
La Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana per il farmaco ha dato il via libera all’uso di anticorpi monoclonali in Italia nella lotta al Covid. Si tratta di anticorpi sintetici fabbricati in laboratorio e ottenuti da quelli naturali prodotti dai pazienti immunizzati, da somministrare a chi ancora deve superare la malattia. Queste cellule artificiali, scrive la leggepertutti.it, producono anticorpi migliori nell’organismo per debellare il coronavirus. La somministrazione prevede una infusione endovenosa di circa un’ora con un tempo di osservazione tra i 15 e i 30 minuti come nel caso dei vaccini.
L’Aifa ha approvato due tipi di monoclonali: gli americani Regeneron, mix di due anticorpi che abbatte la carica virale, ed Eli Lilly, che sarebbe in grado di ridurre la mortalità del 70%. Verso la primavera inoltrata dovrebbero essere disponibili anche quelli della Toscana Life Sciences. Costeranno circa 2.000 euro a dose che, secondo gli esperti, equivalgono a poco più di un giorno di ricovero ma garantiscono la possibilità di garantire una terapia completa ai pazienti.
In pratica, i monoclinali si legano alla proteina che il virus usa per entrare nelle cellule, cioè la proteina spike, bloccandone l’ingresso ed impedendo la replicazione. Si tratta di una difesa costruita appositamente contro il Covid, quindi funziona come se il soggetto fosse già stato vaccinato.
Lo scudo contro il contagio, però, dura solo qualche mese, non è certo efficace come quello del vaccino. Secondo gli esperti, i monoclonali vanno, dunque, utilizzati all’inizio della malattia, cioè entro 72 ore e non oltre 10 giorni da quando è stato riscontrato il coronavirus. Risultano, inoltre, poco efficaci quando il paziente ha sviluppato i sintomi più gravi. Ecco perché dovrebbero essere usati quanto prima, soprattutto in soggetti maggiormente a rischio di contrarre il Covid e di sviluppare la malattia nella forma più seria (anziani, diabetici, obesi, immunodepressi, ecc.).
Da aggiungere, però, che questi anticorpi monoclonali approvati dall’Aifa potrebbero non essere in grado di combattere le nuove varianti del virus.