Media vaticani: "L’avvocato ha scelto di opporre il segreto professionale". Il legale: "Chiesto incontro per Pietro, io tenuta a segreto"
L'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, è stata ricevuta oggi dal Promotore di Giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e dal Promotore applicato Gianluca Peroni, “come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi”. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni. L’avvocato Sgrò "ha opposto il segreto professionale".
“La legale della famiglia Orlandi si è recata in Vaticano dov’era stata convocata in qualità di testimone per riferire in merito alle fonti delle informazioni riguardanti Giovanni Paolo II e più in generale sul caso della ragazza scomparsa. L’avvocato - sottolineano i media vaticani - ha scelto di opporre il segreto professionale e dunque si è rifiutata di riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione 'Di martedì', 'la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi' e ‘non andava certo a benedire le case’”.
“Parole che Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere - sottolinea Vatican news - di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco”.
“Come ha raccontato lo stesso Pietro Orlandi in trasmissione, durante la sua lunga testimonianza, resa l’11 aprile, aveva fatto presente al magistrato inquirente le accuse contenute nell’audio dell’esponente della Banda della Magliana e anche le voci che circolavano in Vaticano sulle presunte abitudini di Giovanni Paolo II. Richiesto di fornire informazioni che consentissero di portare avanti l’indagine riferendo da chi avesse appreso queste informazioni Orlandi non ha indicato nomi. Ci si aspettava dunque che questi li potesse fornire l’avvocato Sgrò, anch’essa convocata sulla base delle sue ripetute richieste al termine dell’audizione di Pietro Orlandi". "Oggi però - osserva Vatican news - il legale, inaspettatamente e sorprendentemente, ha preferito opporre il segreto professionale decidendo così di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata".
"Io ho scritto una mail l’11 gennaio 2023, due giorni dopo la notizia appresa a mezzo a stampa dell'apertura delle indagini da parte del Vaticano, in cui si chiedeva un incontro per portare nuovi elementi ma è chiaro che facevo riferimento a Pietro Orlandi, mio assistito, e non a me, essendo tenuta al segreto professionale" dice all'Adnkronos l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, spiegando perché ha opposto il segreto professionale.
"Resto stupita da questo comunicato della sala stampa vaticana - sottolinea l'avvocato Sgrò - Il senso di quella mail era evidente: la volontà di Pietro Orlandi, ribadita tantissime volte, di essere ascoltato dai promotori”.
“Sono dispiaciuta della strumentalizzazione. Il mio invito è a tornare alla volontà del Papa rispetto alle indagini” dice all'Adnkronos l’avvocato Laura Sgrò, dando voce alla delusione a poche ore dall’incontro-lampo con il Promotore di giustizia del Vaticano Diddi e l’aggiunto Peroni. L’avvocato non ha indicato le fonti delle informazioni al pm, scegliendo di opporre il segreto professionale. “I nomi li ha fatti Pietro Orlandi, indicando una lista di quasi 30 persone, Io sono tenuta al segreto professionale, all’inviolabilità della difesa, che garantisce e tutela la nostra costituzione”, replica l’avvocato. E’ stata una imprudenza da parte di Pietro Orlandi riferire, durante la trasmissione di La7 ‘di Martedì', delle ‘voci’ sulle presunte abitudini di Wojtyla? “Pietro - osserva l’avvocato - non ha fatto altro che riferire cose che erano già note, per correttezza ha ritenuto di proporre all’attenzione degli inquirenti ogni cosa a sua conoscenza. Poi toccherà al Promotore valutare. Questo audio (quello nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni su Giovanni Paolo II, ndr.) era stato pubblicato da Alessandro Ambrosini (giornalista investigativo) il 9 dicembre scorso sul suo blog. Cosa c’entra Pietro Orlandi?”.
I media vaticani sottolineano, oggi, dopo l’incontro con il pm Vaticano, che lei “si è rifiutata di riferire da chi lei e Pietro abbiano raccolto le ‘voci’ sulle presunte abitudini di Wojtyla, non collaborando così alle indagini”. “Io in questi giorni - osserva l’avvocato Laura Sgro’ - ho provato ad abbassare i toni ma loro non intendono evidentemente proseguire su questa linea. Mi dispiace. Questa non è la strada giusta: strumentalizzare l’attività di un legale che non può e non deve rivelare le proprie fonti. Che ha diritto a fare indagini parallele. Questa cosa - il timore del legale - alzerà i toni in modo esponenziale. Io mi sento strumentalizzata. Mancata collaborazione alle indagini? Non corrisponde al vero, Pietro ha riferito tutto ciò che sa. Ha depositato una memoria, indicato quasi trenta testi, si è reso disponibile ad altre audizioni”. Ora che accadrà? “Se vorranno ulteriori indicazioni da Pietro Orlandi lui è a disposizione. Sono sinceramente dispiaciuta dei fatti di questa mattina. Il mio invito è quello di tornare alla volontà del Papa rispetto alle indagini”, conclude il legale della famiglia Orlandi.