di Francesco Saita
"Era solo un illecito finanziamento per il partito". Esattamente 50 anni fa, nel giugno del 1965, così si 'difendeva' il senatore Dc Giuseppe Trabucchi, ex ministro delle Finanze, tirato in ballo per una storia di tangenti, ottenute in cambio del via libera alle licenze 'irregolari' concesse a due aziende per l’importazione di tabacchi messicani.
Il senatore aveva favorito due società del settore del tabacco, riconducibili a Carmine De Martino, un notabile scudocrociato salernitano, già sottosegretario di Stato e esponente di rilievo della corrente dei 'vespisti', un'ala moderata della balena bianca. Secondo quanto sostenuto dalla Procura di Roma, che aveva trasmesso gli atti al Parlamento per poter procedere nei confronti dell'ex ministro, De Martino aveva potuto acquistare tabacco messicano, in deroga alle leggi di tutela dei prodotti nazionali, per poi rivenderlo in Italia a prezzi maggiorati, garantendosi guadagni superiori al miliardo e 200 milioni dell'epoca.
Prima tredici voti contrari, poi 12, poi 11: così la Commissione parlamentare, chiamata a decidere sull'autorizzazione a procedere, salvò dalle accuse di contrabbando, interesse privato e abuso di potere il senatore veneto, noto alle cronache per essere ultra-cattolico e restio ad indossare la cravatta.
Trabucchi, già coinvolto nel 1964 in un altro scandalo, quello delle banane, non finirà davanti alla Corte costituzionale, salvandosi poi nel luglio del '65 anche nel voto a Camere riunite, dove nonostante i 461 pronunciamenti contrari, cioè a favore della messa in stato di accusa, non si raggiunse la maggioranza assoluta richiesta, pari a 476 voti necessari, tra deputati e senatori.
Quello legato al nome di Trabucchi fu il primo caso che pose di fronte all'opinione pubblica, con chiarezza, il sistema di tangenti che i partiti avevano costruito nella prima repubblica. Proprio dopo lo scandalo legato all'enorme flusso di denaro finito nelle casse democristiane e il successivo scandalo dei 'Petroli' del 1974, che vide coinvolti, oltre alla Dc, anche il Psi, il Psdi e il Pri, il Parlamento votò la legge Piccoli (195/1974) che regolamentava il finanziamento pubblico dei partiti politici.
Negli anni successivi la magistratura accerterà altri finanziamenti irregolari: nell''80 scoppia il bubbone dell'istituto di credito Italcasse, con i fondi neri per i partiti, per arrivare poi a Tangentopoli, nel '92, con la magistratura che mette sotto inchiesta i vertici dei principali partiti nazionali.